Lo studioso Piero Dorfles opera una selezione fra le grandi opere della letteratura italiana e internazionale e ci spiega il perché.
I cento libri che rendono più ricca la nostra vita – Piero Dorfles – Garzanti
Libri che fanno parte della nostra vita, libri che si “conoscono” senza averli letti, libri passati alla storia per un film, per una frase, per un incipit. Lo scrittore Piero Dorfles individua cento opere, fra italiane e straniere che, senza limiti temporali, sono entrate a pieno titolo nel nostro patrimonio collettivo. In poche parole libri dei quali si sente spesso parlare e che, per una ragione o per l’altra, hanno da insegnarci qualcosa. Leggerli, secondo l’autore, vuol dire tuffarsi in un sapere “condiviso” che può aiutarci a stabilire sintonie con gli altri, comprendere la complessità umana e, magari grazie a trasfigurazioni visionarie, entrare nelle nostre stesse zone d’ombra. Ci sono romanzi che ci permettono di aprire la mente su pensieri che spesso nemmeno un saggio di settore (politico o sociale) è in grado di suscitare. La distopia, o utopia al negativo, è ad esempio lo strumento usato da Huxley ne “Il mondo nuovo”, da Bradbury in “Fahrenheit 451” e anche da Orwell nei suoi “1984” e “La fattoria degli animali” per gettare luce sull’assurdità dei regimi totalitari e quindi sull’oscuramento delle coscienze e l’esasperazione delle regole del vivere comune. A mettere alla prova la nostra capacità di accettare la diversità ecco invece i libri di avventura, come quelli sui lunghi viaggi per il mondo. Per citarne uno, l’incontro che Gulliver fa con gli abitanti di Lilliput inaugura una serie di capovolgimenti prospettici sulla realtà e funge quindi da richiamo alla tolleranza. Ci sono invece scrittori che indagano nella psiche umana e, al di là della trama, il romanzo si anima quindi nei pensieri e nelle suggestioni dei suoi protagonisti. È il caso di Raskolnikov di “Delitto e Castigo” che, rifacendosi al libero arbitrio, arriva all’amaro pentimento per le sue colpe e alla piena assunzione delle proprie responsabilità. Ne “Lo strano caso del Dottor Jekyll e mr Hyde” lo scontro interiore tra il bene e il male si anima a tal punto da creare la convivenza di due spiriti opposti in un unico personaggio. La prevaricazione del malefico mr Hyde sul distinto dottor Jekyll suona da monito per la scienza a non superare i confini dell’etica. Il libro è una sorta di macchina del tempo che ci consente di vivere le rivoluzioni di un’epoca e le grandi mutazioni del tempo. Ma, fra cappellai matti, gatti parlanti, baroni rampanti, dissoluzioni edonistiche e struggenti pene d’amore, l’incontro più suggestivo è in fondo quello con il proprio io, uno e molteplice, che si svela nelle pieghe di una storia scritta da altri magari molto tempo fa.
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di Stefania Vitale
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