tappeti del mondo: il Nord Africa - TAPPETO BERBERO
tappeti del mondo:

TAPPETI DEL… MONDO – il Nord Africa

08/02/2016

Piacevoli souvenir del posto ben lontani dai manufatti di pregevole fattura.

Spesso mi viene chiesto un parere sui tappeti acquistati in Nord Africa, generalmente in piccoli mercatini e bazaar di Marocco e Tunisia. Durante un viaggio il desiderio di portarsi a casa un “piccolo pezzo” dell’esperienza è forte. Il mio personale consiglio è di acquistare senza timore purché si intenda impossessarsi di un semplice souvenir. Tempi ristretti ed ambiente affollato non aiutano certamente ad effettuare un acquisto ponderato; ci troviamo inoltre in paesi che, salvo rare eccezioni, realizzano tappeti di gusto artigianale, seriali e ben distanti da manufatti pregevoli. Proseguendo la nostra chiaccherata sui tappeti del mondo, nati da locali interpretazioni del tradizionale tappeto Orientale, precisiamo che per tappeti nordafricani si intendono quelli realizzati essenzialmente in Marocco, Egitto e Tunisia (esigue le realizzazioni di tappeti in Libia, Algeria etc.), dove l’arte di annodare si sviluppa in passato rivisitando la classica decorazione dei tappeti turchi e persiani. In origine furono creati per “uso personale”, essenzialmente in seno a famiglie nomadi o seminomadi ed impiegati come paramenti, tende, tovaglie e coperte.

trattamento pellami a Marrakesh, da cui si ottiene la lana dei locali tappeti contemporanei.
trattamento pellami a Marrakesh, da cui si ottiene la lana dei locali tappeti contemporanei.
dettaglio della lana
dettaglio della lana

Tappeti Berberi
Se la produzione tunisina, fortemente propensa all’impiego di colori brillanti e vivaci, si limitò nel tempo a “ricalcare” i segni distintivi del tappeto orientale, merita a mio parere una maggiore attenzione la produzione di tappeti tribali denominati “berberi”, di antichissima origine, ma codificati dai primi del 1900 e provenienti da varie tribù del Marocco. Particolare tecnica di annodatura, una colorazione soft ottenuta impiegando lane al naturale ed una simbologia ridotta al minimo furono il denominatore comune di questi tappeti, affascinanti per il loro carattere anticonformista e contemporaneo e nati espressamente in ambito quotidiano (le donne tessevano i tappeti unicamente guidate da gusto personale e reale esigenza). Prodotti tuttavia penalizzati nel tempo probabilmente da una tecnica esecutiva estremamente artigianale ed approssimativa. Impiegano infatti il tipo di nodo turco (simmetrico) in due varianti: a pelo molto lungo e folto, oppure a pelo raso.

Ad oggi esiste ancora una produzione “rurale” del tappeto berbero, localizzata essenzialmente nelle parti montuose del Marocco e destinata ai turisti. La massimizzazione dei costi e la produzione in serie impongono l’impiego di lana non proveniente dalla naturale tosatura, bensì unicamente dalla macellazione, con inevitabili problematiche di qualità e durevolezza. E che dire dello sgradevole odore…

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arch. Jim Lo Cocoarch. Jim Lo Coco

Consulente Tecnico del Tribunale di Brescia nel settore tessile è docente di storia e tecnica del tappeto orientale presso la SCUOLA REGIONALE PER IL RESTAURO Enaip. È titolare della storica azienda di famiglia.

 

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