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LE TRASFORMAZIONI DI FINE OTTOCENTO

12/06/2018

Dall’Età Vittoriana alla nascita del mobile “brevettato”

T ra la prima e la seconda Rivoluzione Industriale (1840/1870) è sempre la Gran Bretagna al primo posto nel campo del commercio, del consumo, delle invenzioni, della meccanizzazione e della tecnica. Questo momento, definito “Età Vittoriana”, prende il nome dalla Regina Vittoria, dura quanto il suo regno e viene considerato una sorta di involuzione industriale in quanto la decorazione ha il sopravvento sulla fabbricazione meccanizzata che, sostanzialmente, la negava.

Significativo di questo periodo è il movimento “Arts and Crafts” che rispecchia fedelmente il progetto ideologico di William Morris. Tra riformatori inglesi, ingegneri francesi, inventori americani, un posto di grande rilievo per la storia del mobile spetta ai tedeschi, in particolare a Michael Thonet (già citato lo scorso numero), ebanista austro-ungarico, che, con la sua produzione, soddisfa pienamente i quattro parametri del design. Dal 1860 al 1900 vennero vendute circa 50.000.000 sedie “n. 14”, risultato straordinario considerando la fase storica, e quindi primo ed unico caso di “industrial design” nel campo del mobile. Se l’Inghilterra dell’Età Vittoriana è il paese guida per la vicenda delle arti applicate, la Germania è intenta a segnare la storia con la nascita del design moderno con vere e proprie aziende e realtà, come l’AEG, la Wiener Werkstätte e il Bauhaus, mentre gli Stati Uniti sono i primi a sviluppare la “produttività”. Si diffonde di conseguenza la necessità di tutelare il prodotto dando così origine al mobile “brevettato”.

Il primo caso è la seggiola “Wilson”, come era chiamata dal suo inventore (brevetto USA 116.784/4 luglio 1871), una poltrona da invalido trasferita nell’arredamento domestico. Tra i tedeschi e gli americani spunta quel dualismo tra il mondo della macchina e il mondo dello spirito, tra industria e artigianato che caratterizzerà il dibattito europeo per il primo trentennio del Novecento.

Le indicazioni sono:

• L’impresa industriale deve impegnare gli sforzi dell’intera nazione;

• Il vasto riconoscimento del ruolo della macchina;

• L’importanza della qualità su tutti gli altri valori della produzione;

• Il ruolo dell’arte nel processo di qualificazione del prodotto industriale.

 

 

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Ezio Ramera

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