Una casa diventa contenitore di una storia di famiglia. Spazio e tempo guardano avanti, arricchiti dalla memoria del passato.
progettazione studio di architettura pasini lorenzoni – ph celeste cima – testo arch. roberto poli
Questa casa non insegue regole che siano dettate dalla moda o dal mercato, ma è il contenitore di una storia, di un passato, che ha cura del suo futuro, che ha cura di un presente che si arricchisce ricordando ciò che vi è stato. I protagonisti sono la casa, le cose e le persone che in essa hanno vissuto e vivono. L’affinità di questo eclettismo lo senti non tanto se guardi alla diversità o mescolanza delle cose, ma se ti lasci accompagnare dallo spirito delle persone che in questo contenitore anni sessanta hanno vissuto, portando ognuno i propri sentimenti, le proprie esperienze e sensibilità: ieri la nonna, oggi il nipote. L’idea che ti fai guardando gli spazi, gli arredi o i colori non è quella banale del cambio di inquilino, non è una nuova unità abitativa, ma ti accorgi di vivere una storia che ti accompagna oltre lo spazio del luogo fino allo spazio del tempo nella dimensione delle sensazioni che cogli se guardi ed ascolti il profumo del vecchio glicine fiorito o delle rose rampicanti sul balcone: batte il cuore e prende vita il ricordo. Affinità di due anime attente al bello, ricche di nobili e profondi sentimenti, capaci di costruirsi attorno ciò che vale; ecco allora che la vetrinetta inglese con i cristalli ed il tavolo in legno e base in vetro, circondato da sedute a forma diversa, si parlano. Lo scrittoio veneziano con specchiera ed il moderno caminetto posti uno di fronte all’altro forse si interrogano ma certamente si capiscono così come si integrano i preziosi rintocchi dell’antico pendolo a colonna con il ritratto, senza sguardo, della ragazza giapponese (opera premiata di Roberta Lorenzoni). Questo insieme, questo tavolo ricavato dalla vecchia porta di una cantina, questi vecchi tessuti per il bagno, questi antichi tappeti, nel contrasto di una non ricercata modernità, sono il segno di una sensibilità che raramente si riesce a cogliere quando, guardando troppo al piccolo del mondo lontano, più non sappiamo cogliere la grandezza del nostro libero sentire.
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