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Abitare un luogo non significa esclusivamente “riempire” uno spazio, significa vivere un’emozione
progetto di ristrutturazione e interni arch. vincenzo spaccapaniccia – ph e testo michele biancucci
“Innamorarsi di un luogo della campagna marchigiana è stata la prima cosa. Scegliere di farlo diventare luogo della propria residenza la seconda. Adeguare gli spazi alle proprie esigenze la terza”. Così racconta Vincenzo Spaccapaniccia, proprietario nonché architetto e interior designer di questa abitazione. La progettazione architettonica è un aspetto fondamentale di questo percorso; nasce un’idea che funge da filo conduttore, è pensata, studiata, plasmata e diventa la chiave di lettura dell’intero progetto e di tutto ciò che esso dovrà trasmettere: funzioni ed emozioni. Lo spazio abitativo prende forma esattamente a misura di chi lo abiterà e si sviluppa in modo esclusivo ponendo l’accento sulla sua dimensione sensoriale. Seguendo questo percorso, l’architetto ha cercato di trasformare l’edificio esistente per renderlo più funzionale ed “estetico”. Data la forma, cresciuta nel corso degli anni, con volumi annessi realizzati con tipologie costruttive differenti, si è scelta la soluzione di togliere piuttosto che aggiungere. Così i muri in mattoni convivono con muri a blocchi di cemento o intonaco, i pavimenti in legno si fondono con le pianelle in cotto e cemento levigato ed infine le travi in legno si miscelano con quelle in ferro e cemento. Tutto è stato riportato all’origine. L’unico elemento che unisce l’insieme è il colore bianco, una sorta di imbiancatura a calce tipica delle case rurali della zona. L’architetto racconta che la sua naturale passione per la ricerca e per i viaggi, lo ha messo a contatto con culture diverse dalle quali ha saputo attingere tipologie, forme e colori che qui vengono sperimentati. Per la maggior parte degli arredi, mantenendo una continuità cromatica con la struttura, si è optato per il colore bianco. Sono stati impiegati tutti quei pezzi che, realizzati o acquistati, potessero raccontare la storia e l’evoluzione del pensiero e delle esperienze. Solo per l’area cucina si è scelto il colore grigio, decisione dettata dalla tipologia del volume nel quale è inserita, diverso rispetto al corpo di fabbrica principale. Qui le travi, gli arredi e i complementi sono cosparsi di “polvere di grigio”. L’architetto conclude: “Da amante dell’arte ho voluto coniugare il design degli arredi con i quadri di Fathi Hassan, un caro amico oltre che un artista di cui apprezzo il lavoro”: proprio queste opere pittoriche sferzano gli ambienti con colore e personalità.
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