nomadi dentrocasa agosto 2016
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I TAPPETI NOMADI

08/08/2016

I primi manufatti annodati videro la luce in seno ad ambito famigliare e nomade.

Il tappeto nomade cela, tra le sue bizzarrie grafiche e gli accesi colori, storie di vita quotidiana sintetizzate con naturalezza e genio creativo. Negli anni ha subìto una continua metamorfosi in seguito a “contaminazioni” con il resto del mondo, ma rappresenta ad oggi la matrice decorativa di tutti i tappeti… anche i più contemporanei. L’arte tessile è fra le più antiche forme di espressione appartenente a storiche tribù di Asia centrale, Caucaso, Turchia ed Iran. Si tratta di una vasta produzione legata alla tradizione, realizzata inizialmente per uso quotidiano e solo secoli dopo legata al commercio internazionale che ne apprezzò spontaneità e innovazione decorativa. Sono i periodi scanditi dalla continua migrazione a dare vita ai tappeti più significativi, nonostante la difficoltà di installare un telaio e iniziare l’annodatura, riprendendola poi nell’arco di più stagioni. L’uomo doveva occuparsi della sopravvivenza del nucleo famigliare mentre le donne della realizzazione del “corredo”: borse, tende, coperte e tappeti, inizialmente piccoli e trasportabili. Variazioni climatiche e massicce migrazioni frammentarono le tribù, con perdita di alcune peculiarità culturali ed artistiche e assorbimento di altre. L’habitat dell’accampamento influenzò naturalmente la “progettazione”: numerosi i motivi stilizzati, inseriti dalle annodatrici nelle loro trame direttamente provenienti dal vissuto quotidiano. La stessa figura umana venne rappresentata in innumerevoli varianti, naturalmente senza mai raggiungere una precisione pittorica. I segni grafici seguivano rudimentali regole di simmetria o puro istinto. Passarono gli anni ed involontariamente ogni nucleo famigliare e ogni tribù nomade realizzò un proprio modello di tappeto, lasciando tuttavia la possibilità di intervenire con varianti personali. Nel corso dei secoli queste tribù si sedenterizzarono ed i manufatti andarono ad assomigliarsi sempre più dando vita ad un vero e proprio codice stilistico.

nomadi dentrocasa agosto 2016

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Grazie alla radicata pastorizia nomade (capre e pecore) la lana era di facile reperimento, mentre il cotone, reperibile unicamente dai grandi villaggi, era molto oneroso. Le lane venivano impiegate al naturale oppure sottoposte a tintura con metodi artigianali e variabili a causa del differente clima che scandiva ogni operazione, l’approvvigionamento della materia prima e l’acqua utilizzata. Le dimensioni del tappeto inizialmente non erano predefinite, ma casuali; dal 1800 i contatti con abili mercanti stranieri influenzeranno e codificheranno il tipo di formato, realizzato su canoni occidentali. Il tappeto nomade nasconde nella sua articolata decorazione la lenta e complessa evoluzione di luoghi e di popoli, trasformando semplici manufatti di impiego quotidiano in autentiche opere d’arte che, prive di “scadenza”, sono ragionevolmente definibili contemporanee.

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lococo

arch. Jim Lo Coco

Consulente Tecnico del Tribunale di Brescia nel settore tessile è docente di storia e tecnica del tappeto orientale presso la SCUOLA REGIONALE PER IL RESTAURO Enaip. È titolare della storica azienda di famiglia.

 

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