Il designer di origini veneziane protagonista il prossimo 28 giugno alla casa d’aste Capitolium.
Lampade, ancora lampade e solo lampade. Una carriera segnata dall’illuminazione quella di Gino Sarfatti.
In circa 40 anni di attività si stima abbia realizzato circa 700 modelli di sole lampade, tanto da essere stato definito da Marco Romanelli, che nel 2012 ha curato con Sandra Severi Sarfatti una mostra retrospettiva alla Triennale di Milano in occasione del centenario dalla sua nascita, un designer mono-tipologico. Lampade da tavolo, plafoniere, lampade a sospensione, applique, piantane e torciere: è una produzione immensa quella di Sarfatti, catalogata non con nomi, ma con numeri di serie che hanno fatto la storia. Come il MOD.607, una lampada da tavolo, la prima al mondo con lampadina alogena, caratterizzata dal braccio piegato, disegnato così da Sarfatti per avvicinare la luce all’uomo e all’oggetto da illuminare, e da un foro per poter trasportare facilmente l’apparecchio (così come prima dell’avvento dell’elettricità si trasportava una candela). Designer e imprenditore, nel 1939 Sarfatti fonda Arteluce, società specializzata in apparecchi di illuminazione, distinguendosi nel corso degli anni dalla rosa dei più grandi designer dell’epoca, tutti architetti a differenza di Sarfatti, guidati dal principio di variegare la propria produzione disegnando le più svariate tipologie di mobili. Sarfatti invece si concentra sull’illuminazione, dando vita a pezzi di grande qualità, funzionali e allo stesso tempo esteticamente belli, di grande espressività e spesso segnati da una sintesi stupefacente. Introduce nelle lampade l’uso del colore, elemento non considerato come puramente decorativo, bensì come parte integrante del progetto della lampada stessa. Un errore di un verniciatore di Arteluce segna il passaggio alla storia della vernice Craquelé, una vernice raggrinzente che, posta sotto il colore, fa sì che le tinte non siano piatte. Nel 1973 Sarfatti silenziosamente esce di scena, si ritira sul lago e smette di disegnare. La sua azienda per la quale nel corso degli anni hanno lavorato i più prestigiosi architetti del secondo ’900, come Albini-Helg, i BBPR, Gregotti-Meneghetti-Stoppino, Ico Parisi e molti altri, passa di mano a Flos, lasciando cadere nell’oblio il grande designer. Nessun clamore. È il periodo che precede il grande boom del design italiano scatenatosi dagli anni ’80 e l’eclisse di Sarfatti non desta scompiglio. Da allora sono passati oltre 40 anni e il designer di origini veneziane torna alla ribalta, classificandosi tra i nomi più popolari alle aste di design. Lo conferma la casa d’aste bresciana Capitolium che il prossimo 28 giugno proporrà ai buyers il modello 1063. Si tratta di una lampada da terra in metallo laccato con lampada fluorescente, realizzata nel 1954 per Arteluce e vincitrice nello stesso anno del “Compasso d’Oro”. La stima? 25-35 mila euro.
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di Greta Beretta
greta.beretta@virgilio.it
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