Casette di legno, luoghi dell’anima, spazi di confronto
Umberto Dattola è nato a Brescia e vive e lavora tra la Franciacorta e Milano. Si laurea in Economia a Brescia e negli anni successivi si diploma in Ebanisteria nel Veronese, apre una falegnameria, ma successivamente si occupa di arte e design. Ha pubblicato “EVNI: i sentimenti delle cose” da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale. Sono stato nel suo studio, tra sedie con le gambe altissime, foglie d’oro e mobili di design che Dattola costruisce personalmente per la sua clientela privata. Dopo aver esplorato i suoi strumenti di lavoro, Umberto mi fa vedere cosa sta costruendo ed assisto alle ultime fasi di lavorazione di una scultura della serie “Le Città Invisibili”.
Semplificando, si potrebbe parlare di casette in legno, ricoperte a foglia oro e sorrette da rami naturali: un mobile che può contenere oggetti, la cui funzione però diventa un pretesto per esprimere altro. Mentre è al lavoro gli chiedo di dirmi quali sono le sue fonti di ispirazione e di descrivermi il suo lavoro. E mentre incide la superficie del legno con uno scalpello affilato, rivivo le sue parole: “Mi piace l’odore del sole sulla pelle. Le ultime battute fra amici, la notte, quando si è esausti.
La mattina prestissimo quando si parte per il mare. Chiedermi se mi piace il melograno. I capelli delle donne in gravidanza. L’odore della falegnameria il lunedì mattina. Credere alla storia di Giotto e del suo cerchio. Mi piace Benigni che prende in braccio Berlinguer. Le foto degli astronauti quando sono a terra. New York, Napoli, Katmandu e Ome dove vivo. Tutti quelli a piedi scalzi nell’erba. Quella volta che ho vinto il torneo di briscola al bar Mario.
Gli occhi dei miopi mentre puliscono gli occhiali. Far ridere la donna che amo. Io sono Umberto Dattola e mi piace costruire, anzi forse è un po’ più di piacere. Con le mie mani costruisco mobili, complementi d’arredo, oggetti dai confini sfumati tra arte e design. Adoro le sfumature. I miei lavori sono esposti a Londra, Milano, Roma, New York, Miami, Amsterdam, Istanbul ecc… Prendono tutti vita da emozioni. Mi interessano i luoghi dove queste emozioni hanno origine”. E, a proposito del suo ultimo lavoro, afferma: “Ho amato molto Le Città Invisibili di Italo Calvino perché contiene l’idea che guida gran parte della mia opera: esiste un luogo dell’anima dove è conservato un modello di spazio, anche estetico, un metro di misura ideale, la Città Invisibile, la città interiore che conserviamo dentro, là dove vengono elaborati i modelli ideali coi quali confrontiamo i luoghi e gli elementi che incontriamo. Ecco perché alcuni spazi spesso ci sembrano familiari o bellissimi…
Per descrivere questo pensiero ho usato la foglia oro per ricoprire le superfici esterne, utilizzando le tecniche artigianali della doratura. All’interno della casetta ho lasciato il materiale grezzo, sincero, senza sofisticazioni: un abete utilizzato di solito per costruzioni molto più pratiche. Il tutto è sostenuto da un ramo naturale, raccolto nel bosco di fronte a casa, sulle colline della Franciacorta, zona di cultura del vino e con una natura silenziosa, dolce e a tratti severa…”.
chi:
Umberto Dattola
umbertodattola.it
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di Gianbattista Bonazzoli
bonazzoli99@gmail.com
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