A Villa Bardini di Firenze, una mostra raccoglie le diverse interpretazioni artistiche della creatura di Carlo Collodi.
fino al 22 marzo 2020 • villabardini.it
A chi non è mai venuta la tentazione di saltare la scuola per cacciarsi in qualche fantomatico “Paese dei balocchi”… E chi non ha mai ricevuto l’avvertimento: “Se dici le bugie, ti si allunga il naso”… Pinocchio è qualcosa di più di un notissimo personaggio della fantasia.
Oltre ad essere il protagonista di una delle storie più conosciute e tradotte al mondo, la creatura di Carlo Collodi rappresenta il simbolo per eccellenza della spensieratezza fanciullesca, quella che con gli anni non facciamo che rimpiangere e rincorrere.
Ma la sua è anche una vicenda di scontri, disillusioni, ravvedimenti e alla fine di meritato riscatto, ispirazione perfetta per ogni artista, quindi. Magia. Forse è soprattutto questa la sensazione evocata dalla figura di Pinocchio, pezzo di legno eccezionalmente animato grazie ad uno straordinario prodigio, ed alle prese con i conflitti di una maturazione tormentata. Collodi lo definisce “burattino”, in linea con una dicitura più attinente all’epoca (siamo nel 1881), ma andrebbe identificato più propriamente come marionetta priva di fili.
Ecco perché negli anni Pinocchio non ha mai smesso di “solleticare” registi, attori, narratori e artisti di ogni nazionalità. E ce ne dà una prova tangibile la mostra dal tema “Enigma Pinocchio. Da Giacometti a LaChapelle”, allestita a Villa Bardini di Firenze e visitabile fino al prossimo 22 marzo. Attraverso sculture in legno, ferro e cartapesta, dipinti, bronzi, foto storiche e video, l’esposizione, prodotta e organizzata da Generali Valore Cultura, Fondazione CR Firenze e Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il coordinamento del Gruppo Arthemisia, va a sottolineare la complessità insita nella figura di Pinocchio restituendole una valenza contemporanea in ambito artistico a tutto tondo.
“Le avventure di Pinocchio” rimane infatti opera che descrive, con apparente leggerezza, i diversi dilemmi legati alla crescita individuale. Pubblicato inizialmente a puntate sul Giornale dei Bambini, il romanzo era chiaramente destinato a divenire un must anche per gli adulti grazie alle tante metafore e citazioni presenti e agli agganci più o meno espliciti col contesto socio-politico del tempo.
Non è un caso che Carlo Collodi, pungolato da lettori ed editore e spinto dall’insperato successo del suo scritto, ne abbia successivamente modificato il finale: dalla cupa morte del burattino impiccato ad un albero per mano del Gatto e la Volpe, alla magnifica trasformazione di Pinocchio in un bambino vero. Una storia, insomma, che non lascia indifferenti per i tanti significati sottesi e per la sua trama, ma soprattutto per i vari personaggi, divenuti icona immortale delle vicissitudini umane. Dalla bontà genuina di papà Geppetto, al Grillo Parlante/ coscienza, col quale si instaura un rapporto proverbialmente conflittuale, fino al cattivo esempio del ribelle Lucignolo.
E poi quel naso che si allunga a dismisura ad ogni bugia pronunciata, effetto di un’ingenuità, quella tipica dell’infanzia, che non può non sottrarsi ai tanti, immediati, scogli del reale. Numerosi gli spunti, insomma. E in ambito artistico le interpretazioni alle quali si è dato sfogo sono infatti moltissime, a metà strada tra il valore pedagogico della fiaba e il suo aspetto fantastico.
Nella mostra fiorentina spiccano le creazioni di Jim Dine, le sue celebri “repliche” di Pinocchio quale sublimazione del senso stesso di arte. E poi le coloratissime opere di Sam Havadtoy, grazie a cui il burattino collodiano diviene portatore di un messaggio universale, e quelle di Gionata Francesconi, scultore e burattinaio con un debole proprio per Pinocchio. Presenza centrale della mostra è pure quella di Oliviero Toscani: i celebri Pinocchi della sua campagna per Benetton, immortalati in fila nelle diverse tonalità del legno, sono gli stravaganti, rivoluzionari, “testimonial” di un ambizioso messaggio di integrazione.
Citiamo infine le opere di Venturino Venturi, autore tra l’altro della deliziosa piazzetta mosaicata del Parco Pinocchio di Collodi, frazione di Pescia (Pt). Progetto, questo, punta di diamante di un appassionato excursus dedicato interamente al piccolo eroe collodiano.
Nell’immagine:
• Jim Dine, White Gloves, 4 Wheels, 2007, Smalto a base olio e carboncino su legno, 207x148x61 cm, The Artist, courtesy of Richard Gray Gallery ©Jim Dine by SIAE 2019
• Oliviero Toscani, Pinocchi, 1991, Stampa digitale, 50×70 cm, © Oliviero Toscani by SIAE 2019
• Sam Havadtoy, Sitting Pinocchio, 2017 Mixed media, lace, acrylic and gold leaf on resin, 46x39x32 cm Collezione privata.
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di Stefania Vitale
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