Stranieri ovunque. Foreigners everywhere
Alla prossima edizione della Biennale di Venezia, la numero 60, quella prevista per il 2024 (20 aprile – 24 novembre), hanno un posto di assoluta centralità gli artisti stranieri, in particolare immigrati, espatriati, diasporici, esiliati, rifugiati che si sono spostati tra il sud e il nord del mondo.
“Stranieri Ovunque” è appunto il titolo della Biennale curata da Adriano Pedrosa, direttore del Museo di Arte di San Paolo, primo curatore proveniente dall’America Latina.
In realtà non possiamo ridurre a unità la parola “Straniero” proveniente da un mondo – quello greco-romano – che è plurimillenario ed eterogeneo.
Adriano Pedrosa illustra così la sua scelta: “Il contesto in cui si colloca l’opera è un mondo pieno di crisi multiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie che si celano all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza”.
Precisa inoltre il curatore: “In questo panorama, l’espressione Stranieri Ovunque ha (almeno) un duplice significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”.
Essere straniero sembra dunque diventato uno status permanente, una condizione esistenziale dettata dal tempo in cui viviamo che riguarda tutti noi indistintamente. Si esiste da stranieri nel mondo.
Un cambio di prospettiva forte che ribalta ogni nostra certezza sui confini geografici, ormai divenuti labili e sempre più sfumati.
Testo di Barbara Vistarini
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