Il tappeto annodato a mano mantiene inalterate le proprie caratteristiche se sottoposto a periodica manutenzione
Maggio è generalmente mese di interventi di manutenzione dell’ambiente domestico. Mi preme ricordare che i tappeti annodati a mano sono sì duraturi, ma necessitano di attenzione. Il tappeto è composto da fibre di natura organica, conseguentemente “deperibili” qualora non sottoposto a periodica manutenzione. Numerose lettrici evidenziano il problema delle tarme, autentico nemico di manufatti in lana e nel nostro caso del vello in lana del tappeto. Ma di cosa si tratta esattamente? Denominiamo comunemente tarma una particolare specie di lepidotteri che si nutre esclusivamente di fibre naturali, quali lana, cotone e raramente seta, trasformandone la proteina in esse contenute (cheratina) in vero e proprio alimento. Contrariamente a quello che comunemente si crede, le tarme adulte non mangiano né causano danni a vestiti o tessuti. Sono le larve le uniche responsabili di questo, poiché passano la loro vita a mangiare. La tarma adulta, ad ali aperte, raggiunge la dimensione di due centimetri e presenta il tipico colore giallastro. Le uova sono piccole, in genere lunghe meno di 1 mm e scarsamente visibili; vengono deposte in luoghi attentamente scelti per le migliori possibilità di sopravvivenza. La larva, lunga poco meno di un centimetro, è bianca ed è in grado di completare il proprio ciclo vitale entro l’anno. Vive in una sorta di bozzolo a galleria, costituito da granelli di filato digerito e bava. Un ambiente correttamente “abitato”, quindi illuminato e sottoposto ad ordinaria pulizia, garantisce generalmente ai tappeti una sorta di corazza nei confronti delle tarme. È auspicabile una semplice verifica per scongiurare la presenza di “farfalle” e, nei mesi primaverili, di minuscole larve bianche. Consiglierei un costante impiego dell’aspirapolvere, di prodotti atti a prevenire l’eventuale insediamento di tarme, disponibili sul mercato. Tra i meno invasivi quelli a base di canfora, oppure prodotti chimici “soft” applicabili periodicamente a spray nelle zone potenzialmente a rischio. In caso di vacanze, traslochi o ristrutturazioni si pone il problema di conservare i tappeti. È consigliabile in questi casi stoccarli correttamente, non esponendoli a potenziali danneggiamenti. Come? Evitare di chiudere il tappeto, potenzialmente “sporco” in cellophane, oppure in ambienti semplicemente privi di aerazione e potenzialmente umidi, quali soffitte o garage. Consigliabile una carta di giornale, oppure un telo in tessuto traspirante mantenendo l’ambiente asciutto e areato. Prima dello stoccaggio dovremo sottoporre il tappeto ad un trattamento preventivo, quale aspirazione, pulitura e lavaggio ad acqua con iniezione di sostanza antibatterica. In caso di urgenza meglio sottoporre il vostro manufatto a semplice aspiratura trattandolo quantomeno con prodotto a base di canfora.
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arch. Jim Lo Coco
Consulente Tecnico del Tribunale di Brescia nel settore tessile è docente di storia e tecnica del tappeto orientale presso la SCUOLA REGIONALE PER IL RESTAURO Enaip. È titolare della storica azienda di famiglia.
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