Oggetto di culto dei collezionisti, sta prendendo piede anche nelle aste.
La prima è stata a giugno 2016 e la seconda pochi mesi dopo, a febbraio 2017. È così che la casa d’aste Cambi sta facendo delle aste dedicate ai vetri un appuntamento fisso, sempre di maggior richiamo per i collezionisti. Ce ne parla Marco Arosio, esperto del dipartimento design della casa d’aste genovese, raccontando che quello del vetro del Novecento è un collezionismo di lunga data. “Sin dagli anni ’70 si pensava che alcuni vetri di Murano non potessero essere considerati semplici oggetti o complementi d’arredo, ma vere e proprie opere d’arte” afferma Arosio, citando alcuni dei più grandi collezionisti che al principio degli anni ’70 iniziarono a ricercare in Italia i più importanti vetri di Venini realizzati tra il 1920 e il 1960. “Oggi il vetro – spiega Arosio – è un materiale assolutamente democratico. In altre parole, attira persone di una certa età che già possiedono ricche collezioni e che continuano a voler acquistare di più e a cercare il meglio per ogni tipologia di oggetto o firma; e attira i giovani collezionisti, istruiti e preparati che si apprestano ad iniziare la loro raccolta”. Curiosa anche la disponibilità a spendere da parte dei collezionisti: “I primi acquisti hanno cifre contenute” rivela l’esperto. Poi col tempo cresce l’amore per la materia e i collezionisti si concedono spese più ingenti, anche se in Italia è difficile che la spesa superi i 10 mila euro a pezzo. Il mercato del vetro è cresciuto molto negli ultimi anni grazie anche ad alcuni appassionati che organizzando mostre dedicate al vetro di Murano ne hanno diffuso la cultura. Ne sono un esempio i fondatori delle Stanze del Vetro, un bellissimo spazio espositivo sull’Isola di San Giorgio che ogni anno a settembre raduna moltissimi amanti del vetro. E altrettanto lodevole è il lavoro di Marino Barovier e Carla Sonego nella realizzazione di cataloghi che permettono agli appassionati di documentarsi e di confrontarsi con quanto viene messo sul mercato. Ma – chiediamo – come si riconosce un vetro di qualità? “Purtroppo bisogna essere un po’ dentro la materia. Il vetro è un materiale che in 4000 anni di storia non è mai cambiato. Sono cambiate le forme, ma le tecniche vetrarie sono rimaste le stesse. Ciò che è importante guardare è la perfezione nell’esecuzione” spiega Arosio. E così dicendo sfata un mito: “Non bisogna credere a chi dice che il difetto è quasi da considerare un pregio. Non è così. Le grandi vetrerie infatti non sono diventate tali per aver realizzato una serie di pezzi unici, ma per essere capaci di produrre 12 bicchieri uno identico all’altro!” Oggi la blue chip del mercato sono le opere disegnate da Carlo Scarpa per Venini tra il 1930 e il 1940. “Ma – specifica Arosio – bisogna distinguere la grande produzione da alcuni pezzi eseguiti in pochissimi esemplari, come quelli ammirati da Frank Lloyd Wright durante la sua visita alla fornace. Di questi vetri ce ne sono pochissimi sul mercato e a quotazioni stellari”. Ma non ci si spaventi! Continua Arosio: “Negli stessi anni Venini ha prodotto anche vasi molto belli a quotazioni comprese tra i 500 e i 5000 euro. Questi sono gli oggetti che si possono comprare bene sul mercato oggi”. Ma il cuore dell’esperto per cosa batte? “Personalmente ho una grande passione per i vetri soffiati leggeri che hanno ancora cifre contenute grazie alla grande disponibilità sul mercato, ma che vantano una qualità altissima perché è raro oggi trovare vetrai in grado di soffiare con la stessa maestria di un tempo”.
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di Greta Beretta
greta.beretta@virgilio.it
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