istanze vite senza ieri dentrocasa gennaio 2013
istanze vite senza ieri dentrocasa gennaio 2013

ISTANZE DI UN FUTURO SENZA PASSATO

08/01/2013

Crisi economica: le riflessioni e le contromisure di Edoardo Nesi

Le nostre vite senza ieri – Edoardo Nesi – Bompiani

Un presente senza passato, un oggi che non può contare più sull’esperienza accumulata ieri. Ma non perché ce ne sia penuria. Il passato non ha voce nel presente perché sta perdendo il suo contatto con esso. Come due corpi estranei, scollegati, avulsi l’uno dall’altro. Colpa della crisi economica, dei gravi danni che sta provocando in tutto il mondo, ma colpa anche dell’evidente carenza di contromosse possibili.
Edoardo Nesi, che già aveva esaminato l’argomento in “Storie della mia gente” (Premio Strega 2011), torna a parlarne in questo saggio, tra accenni nostalgici e desiderio di riscatto. Il mercato è pressoché fermo, i vecchi stabilimenti, inermi e inanimati, diventano archeologia industriale, l’economia non gira. Molti sogni si sono già infranti e il passato lascia sul presente un’ombra troppo ingombrante. Non c’è confronto fra l’evoluzione seppur lenta di ieri e il clima di ristagno di oggi. A sollevare gli animi, solo “micro-soddisfazioni a tempo”, intrattenimenti artefatti per “pensionati del pensiero”. Quali opportunità dunque per il futuro? Quale eredità per i giovani? Voltarsi indietro con struggimento vuol dire solo far vincere la paura sulla fiducia nei propri mezzi.
Lo scrittore quindi ribalta la questione affidando alle nuove generazioni il compito-privilegio di individuare una via di fuga, trasformando quella che può apparire una semplice scappatoia in una grande opportunità. Nei piani di Nesi l’idea di futuro parte dunque da chi attualmente coltiva meno speranze. Cioè sarà proprio lo stato di necessità, secondo lo scrittore, a dare nuovo slancio a destini attualmente mozzati. Il languore che nasce da un futuro fatto di nulla si deve trasformare in malcontento, grido di protesta per approdare ad un impegno costante e proficuo. Una svolta che nasce dalla presa di coscienza, una svolta che, soprattutto, nasce dal basso, da chi sta in trincea. Sì perché i professori usano troppo spesso il telescopio dimenticandosi dell’utilità del cannocchiale: così facendo non vedono le persone da vicino e si approcciano al mondo con eccessivo distacco. Il compito che Nesi assegna ai giovani non è certo facile, ma rimane molto stimolante. Se proporranno un’idea che un adulto maturo troverà per molti versi incomprensibile vuol dire che si tratta di una buona idea. Serve innovazione, serve il supporto della Rete. Gli esempi di Google e Facebook, nati dall’estro di studenti universitari, insegnano molte cose.

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di Stefania Vitale

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