MOSTRA-ANIME
13) Atlas Ufo Robot Goldrake, 1978

BACCHETTE MAGICHE E ALABARDE SPAZIALI

12/10/2020

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Alla Fondazione Modena Arti Visive un viaggio nella fantasia fra anime e manga.

 

Album, card e figurine di beniamini e eroi d’infanzia.

Hanno campeggiato indisturbati nei nostri sogni di bambini.

Sono stati gli eroi inimitabili delle lunghe giornate di gioco, i campioni ai quali ispirarsi nelle nostre improbabili performance sportive, ma anche i magici paladini di tante avventure d’infanzia.

Personaggi che ci hanno accompagnato fieri e ineguagliabili fino alle soglie dell’età adulta.

E chi se li dimentica quei pomeriggi a sconfiggere fantomatici mostri, a imitare volteggi e magie di maghi e streghette, a fantasticare su un gol al volo, magari in rovesciata…

Oggi i personaggi di quelle piccole-grandi imprese sono idealmente chiamati a raccolta nella mostra dal tema “Anime Manga. Storie di maghette, calciatori e robottoni” allestita a Palazzo Santa Margherita di Modena e curata da Francesca Fontana ed Enrico Valbonesi.

L’esposizione – realizzata a partire dai materiali conservati nella Collezione Museo della Figurina donata nel 1992 da Giuseppe Panini al Comune di Modena – è giostrata sul legame tra manga e anime (termine che deriva dalla contrazione di animation), focalizzandosi sul fatto che molti cartoni animati giapponesi sono la derivazione di prodotti editoriali; ma non mancano i casi opposti, con celebri anime ad ispirare la nascita dei corrispettivi manga.

I beniamini di qualche tempo fa, catalogati e raccolti con orgoglio in album, figurine e card, sono stati i preziosissimi oggetti del desiderio delle innumerevoli sessioni tra amici trascorse a contare e ricontare appassionatamente i pezzi mancanti ed esibire fieramente le rarità.

La mostra fa così un tuffo indietro a partire dagli anni Settanta, periodo in cui in Italia proliferano i primi cartoni animati giapponesi, differenziandosi da subito e per molti tratti da quelli americani.

Sono animazioni evidentemente più scarne, composte da pochi fotogrammi al secondo e quindi pure più statiche, frutto chiaramente di un investimento economico più modesto.

A distinguerle, anche i movimenti a scatto e le lunghe scene fisse che danno modo allo spettatore di penetrare intensamente nell’interiorità del personaggio cogliendone a pieno le emozioni del momento.

Come in un tempo sospeso, scandito magari da una voce fuori campo o da particolari effetti sonori, vedi il fruscio del vento o il battito del cuore…

Sono aspetti non da poco per storie che affrontano argomenti particolarmente delicati e toccanti, quali la sofferenza, l’abbandono e persino la morte, propinati proprio ad un pubblico non certamente maturo.

L’impatto è forte, tanto che i cartoni divengono oggetto di svariate censure, ma la formula risulta vincente e infatti, oltre al successo televisivo, si assiste alla diffusione di un ricco merchandising di settore, dai giocattoli alle statuette, fino a giornalini e figurine, appunto.

L’esposizione modenese approfondisce il linguaggio di queste forme di intrattenimento esplorandone i diversi tipi, dai kodomo per l’infanzia, agli spokon a tema sportivo, dal genere femminile shōjo, con le indimenticabili maghette e le storie sentimentali, fino alle shōnen, storie dal target più maschile con focus sui mitici robot, come il famosissimo Mazinga.

A fare breccia nei bambini, sbarcando gradualmente anche nel cuore degli adulti, sono le espressioni dolci e al tempo stesso sofferte dei vari personaggi coi loro grandi occhi luccicanti e le caratteristiche movenze.

Partendo dalle scene di vita quotidiana, che invitano indirettamente il pubblico alla scoperta delle tradizioni giapponesi, ci si sposta verso scenari più irreali, universi colorati da magici poteri e incantesimi segreti, dove a emergere sono sorprendentemente piccole protagoniste in cerca di riscatto o di giustizia.

Ma l’elemento più significativo è che ad un certo punto la bacchetta magica non servirà più perché, dopo un avventuroso percorso, le eroine dei cartoni animati sono in grado di contare unicamente sulle proprie forze, magari anche ricongiungendosi ad affetti inaspettati.

Ecco affiorare dunque aspetti formativi che, in modalità diversa, riecheggiano pure nelle serie degli anime a sfondo sportivo:

la morale è che per raggiungere grandi traguardi sono fondamentali passione e abnegazione e naturalmente il coraggio di non arrendersi mai.

Per questo si assiste a scene di allenamenti massacranti, al limite del sostenibile (vedi le pallavoliste Mimì o Mila) alle quali fanno da contraltare le fantasmagoriche immagini di campi da gioco sterminati o di formidabili gesti atletici.

In sostanza, lo spettatore è attirato dall’atto eroico ma al contempo impara “lezioni di vita”.

Succede anche nei cartoni dei robot dove epiche scene di combattimenti e raggi spaziali sottendono all’obiettivo di riportare pace e giustizia in un mondo travolto dalle forze del male.

Il tenore educativo di certi cartoni ha fatto dunque rientrare le numerose perplessità espresse inizialmente da critici e pedagoghi e gli studi accademici hanno riconosciuto anzi agli anime il merito di aver reinventato generi in via di estinzione come la fantascienza, il feuilleton e la sitcom.

Nei manga, come negli album di figurine, gli idoli incontrastati dei più piccoli si ripropongono nelle loro classiche fattezze, goffi o aitanti, spauriti o intraprendenti, per nuove emozioni e avventure, svincolati stavolta dai palinsesti televisivi.

Fino al 10 gennaio 2021
fmav.org

 

 

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di Stefania Vitale

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