CAPPELLO GIORGI DENTROCASA OTTOBRE 2017
CAPPELLO GIORGI DENTROCASA OTTOBRE 2017

PAOLO CAPPELLO, IL TALENTO è ANCORA MADE IN ITALY

06/10/2017

Il designer veronese, tra i nomi più apprezzati del panorama attuale, rivive le tappe della sua produzione di successo.

nell’immagine: tavolo Otto (Miniforms); il designer Paolo Cappello; sedia Iri Chair

Avevo necessità di conoscere una realtà più attuale, di non fermarmi alla storicità, al pregresso, di vedere cosa succede nel mondo del design spalancando una porta diversa. Ebbene, siamo ben lontani dagli uffici polverosi, straripanti di vecchi prototipi e nuove pubblicazioni a confermare e prenotare il posto nell’olimpo dei “maestri”. Siamo semplicemente a gustarci un aperitivo con una delle menti più brillanti che ci offre il nostro Paese: Paolo Cappello.

Di quello avevo bisogno: un confronto con chi nel mondo del design si sta facendo strada “ora” e l’approccio è un mix di semplicità e sfacciataggine, che conquista! 37 anni, laurea al Politecnico nel 2007, una collaborazione con lo studio di Ludovica e Roberto Palomba e poi ancora creatore del format Calzedonia, designer di prodotti innovativi… e ci diamo del tu.

Hai avuto il coraggio in poco tempo di lasciare uno studio importante per crearne uno tuo. Com’è avvenuto il passaggio?

“Sì, ho collaborato due anni nello studio Palomba ed è stata un’importante esperienza formativa poi, complice l’incoscienza, i costi della vita a Milano e fondamentalmente il fatto di non essermi mai davvero ambientato, sono tornato a Verona e ho aperto il mio studio. Ti dirò che non mi sono nemmeno posto il problema che potesse essere un freno alla mia carriera professionale”.

Sei considerato uno dei 10 designers più promettenti del momento. Quale dei prodotti che hai disegnato pensi sia stato determinante per il “grande salto”?

“I prodotti che porto maggiormente nel cuore sono tre, ma sicuramente tutto è iniziato dalla “Iri chair”. È stato il primissimo progetto che ho realizzato da solo: una sedia in legno molto lineare e leggera. Nel disegnarla ho provato a togliere e togliere, fino ad arrivare all’essenza di una sedia… Beh, una giornalista della rivista “Abitare” è stata molto colpita e ha deciso di fare un articolo sul mio prodotto e candidarlo al concorso “Ossigeno italiano” che premiava l’eccellenza made in Italy dell’anno. Era il 2009/2010, vinsi il primo premio e, non so esattamente come, ma sono uscito sul Times… praticamente catapultato fra i nomi importanti dell’anno”.

CAPPELLO madia Caruso (Miniforms)

CAPPELLO libreria Basilea (Nodus);

 

Quindi attraverso un effetto a catena ti sei conquistato uno spazio… E come è nata la collaborazione con le prime aziende?

“La primissima è stata “Miniforms” per la quale ho disegnato gli altri due prodotti che considero caratterizzanti della mia produzione fino ad oggi: la credenza “Caruso” che unisce l’utilità contenitiva alla funzione di cassa acustica ed è un prodotto spiritoso sia per immagine che per concezione, e il tavolo “Otto”, che si chiama in quel modo perché i primi sette non erano piaciuti… (ridiamo entrambi, ndr) e a cui solo legato per la complessità strutturale”.

Lo interrompo… Ti hanno cercato loro o ti sei proposto tu?

“Mi hanno cercato loro… Avendo la collaborazione con Calzedonia, che mi occupa molto tempo, cerco di selezionare poche aziende con cui lavorare. Diciamo che preferisco avere collaborazioni che durano anni piuttosto che prodotti distribuiti in molte aziende”.

Hai una visione completamente diversa rispetto a molti tuoi “colleghi” che, innanzi tutto, sono spesso loro a proporre prodotti e lo fanno per molte aziende…

“A me piace conoscere l’identità dell’azienda e condividerla. Nel caso di Miniforms la collaborazione dura da 8 anni e così è con altri. Quando ho di fronte un interlocutore con cui entro in sintonia e che condivide la mia visione, inizio la collaborazione. Non propongo prodotti per poi trovare chi lo metterà in produzione, il prodotto nasce di conseguenza”. Quindi il designer oggi è? “Il designer è un interprete”.

Qual è la differenza fra un architetto giovane e un architetto per così dire arrivato? Fra un maestro e un giovane designer?

“Diciamo che ora non sei una star, sei un professionista che cerca di far bene il proprio lavoro. È molto facile farsi conoscere ma altrettanto facile finire nel dimenticatoio. La concorrenza è spietata: è più difficile farsi strada ora e in parte dipende anche dall’indole personale. Ma credo che difficilmente i designer di oggi saranno considerati maestri. È un po’ come se con alcuni dei grandi si chiudesse una parentesi”.

Hai sempre desiderato fare questo?

“A 8 anni ho disegnato una forchetta su un foglio di compensato e l’ho ritagliata: credo di aver capito in quel momento che mi sarebbe piaciuto disegnare le cose”.

Come nasce un prodotto? Da un’immagine, e solo da quella, o consideri da subito la logica costruttiva?

“Solitamente mi svincolo del tutto dalle logiche di costruzione del prodotto. Mi piace lavorare con la mente completamente libera. L’oggetto è la trasposizione di un pensiero e, se tu cominci a porti limiti produttivi o di costo, automaticamente poni dei freni e comunque per il 99% dei casi non sarebbe realizzabile. Svincolandoti da tutto questo invece riesci ad avere quella freschezza di pensiero necessaria… Nel mio caso, i prodotti migliori sono nati da alcuni input arrivati chiudendo semplicemente gli occhi in giornate in cui arrivavo a sera particolarmente stanco. Succede qualche volta durante l’anno e mi piacerebbe riuscire a ricreare più spesso le stesse condizioni… Succede che si sovrappongano immagini e da lì nasca l’idea iniziale sulla quale lavoro poi nei giorni successivi”.

Complici la curiosità e il piacere di dialogare di dinamiche sconosciute, l’incontro con l’arch. Cappello è durato ore. Ho trovato una disponibilità inattesa, una naturale cordialità… Ci si affaccia su una generazione di nuovi designer che dai maestri hanno ereditato senza dubbio il talento, ma che sono in grado di valorizzarlo con tenacia, coltivando la loro personalissima visione… A noi non resta che coglierlo e saperlo apprezzare.

 

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cristina giorgio

Cristina Giorgi
Spazio metodo
cristina.giorgi@dentrocasa.it
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