Palazzo-Luce-Luglio-23
Ph. ©Lea Anouchinsky

PALAZZO LUCE

12/07/2023

Palazzo Luce: il testamento estetico della collezionista Anna Maria Enselmi.

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Ph. ©Max Zambelli

Affacciato sulla cavea del Teatro Romano, nel cuore antico della città, Palazzo Luce è nato dal desiderio di Anna Maria Enselmi di creare il luogo perfetto per la sua collezione di design e di arte contemporanea.

Concepito come un’opera d’arte totale, ha preso forma ed è abitato dalle idee e dalla passione di una collezionista che è riuscita a coinvolgere con entusiasmo e sensibilità designer, artisti, architetti e galleristi, come compagni di viaggio, in un progetto culturale corale, fluido, in divenire, pronto ad altre acquisizioni, a nuove residenze per artisti e designer e inediti interventi on site.

Una dimora speciale, che si apre per un’esperienza di esclusiva ospitalità. Immaginato come una casa d’arte che accoglie i suoi ospiti, Palazzo Luce si svela in percorsi sempre diversi, che assecondano l’affascinante dedalo dell’edificio disegnato dal corso di una storia secolare: ogni spazio è abitato da opere d’arte e di design, interventi speciali, pensati da artisti e creativi nella dimensione luminosa di una dimora che si apre, per essere non visitata, ma vissuta.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

I volumi monumentali dell’edificio antico e le forme creative più attuali s’incontrano a Palazzo Luce con una rara armonia, sinergia e cura per i dettagli: pezzi storici di Gio Ponti, Ettore Sottsass, José Zanine Caldas, HansAgne Jakobsson, Osvaldo Borsani, Carlo Mollino, Max Ingrand, Ignazio Gardella, dialogano con il design contemporaneo di Martino Gamper, Antonio Marras, Brigitte Niedermair, Konstantin Grcic, Nao Matsunaga, Bruno Gambone, Bethan Laura Wood, Audrey Large e con la collezione di opere d’arte: dall’immagine ipnotica di Marina Abramovic, alle silhouette di William Kentridge, alle opere fotografiche di Ugo Mulas, Thomas Ruff, Mimmo Jodice e Vanessa Beecroft, ai neon di Alfredo Jaar e Joseph Kosuth, dagli storici Pietro Consagra, Gilberto Zorio ed Ettore Spalletti, ai più giovani Luca Monterastelli e Gianmaria Tosatti.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

Casa d’arte e design, Palazzo Luce rivela i suoi straordinari interventi site specific: il Bar ideato da Martino Gamper, le installazioni di Giuliano Dal Molin e Marzia Migliora, rispettivamente nel salone e nelle due biblioteche, il sorprendente intervento realizzato in ceramica da Antonio Marras, il tappeto disegnato da Joseph Kosuth per la Stanza della Musica, o l’affresco dipinto da David Tremlett nella volta della suite dedicata a Maria d’Enghien Contessa di Lecce e poi Regina di Napoli, che proprio qui aveva vissuto fino all’intervento di Michele Guido, dedicato agli spazi del giardino e alla vita silenziosa e secolare delle sue piante.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

L’INTERVENTO ARCHITETTONICO

Costruito come residenza dei Conti di Lecce nel XIV° secolo, lungo uno dei percorsi urbani più importanti l’originario decumano romano –attraversato dalla storia, di cui ha registrato imutamenti nei tanti interventi architettonici estilistici che si sono innestati sulle fondazioni trecentesche – Palazzo Luce ha trovato unanuova vita nella visione di Anna Maria Enselmi.

Di dimensioni imponenti, è stato restaurato mantenendone intatta la singolare articolazione degli spazi e, dove possibile, conservandone materiali e preesistenze: dai pavimenti in cotto spinato o in maiolica decorata, agli infissi dipinti, dalle porte, alle imponenti librerie.

La struttura originale, labirintica, è stata reinterpretata in una fluida successione di ambienti stanze, saloni, corridoi che, senza forzature, si apre ad una nuova identità contemporanea.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

È la luce a magnificare gli spazi: una luminosità diffusa e sensibile, tanto caratterizzante da aver ispirato naturalmente il nuovo nome della dimora.

Per Palazzo Luce, Storage Associati ha progettato tre delle suite del piano nobile: ognuna è stata immaginata diversa dall’altra, attraverso un contrappunto di colori e di materiali nella palette dei blu, dei viola, del verde acqua.

Gli arredi le originali testate dei letti, i paraventi, le lampade disegnati appositamente per le camere armonizzano con i pezzi storici di design della collezione e con le opere di arte contemporanea.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

L’ISPIRAZIONE PONTIANA

Il design di Gio Ponti, nume tutelare della collezione, attraversa come un’eco Palazzo Luce: nel tempo, anche acquisendone la documentazione grafica, Anna Maria Enselmi ne ha raccolto pezzi rarissimi o unici come la Parete organizzata per Dulciora, ora nella suite Blue Ponti, o la scrivania bianca realizzata per la figlia Lisa, che si trova nel living la sala nel cuore del Palazzo che fa da snodo tra i tanti percorsi che portano alle suite, alla Sala della Musica, alle biblioteche, al Bar e alla galleria delle maioliche dove dialoga con la grande fotografia VB52.003.NT di Vanessa Beecroft, con la luce azzurra del neon di Alfredo Jaar, con le forme industriali del lampadario di Konstantin Grcic, o con lo specchio in ottone brunito e cristallo disegnato da Ettore Sottsass per Santambrogio e De Berti.

Il più pontiano tra i creativi delle ultime generazioni, Martino Gamper, ha giocato con gli accordi di colore tipici di Ponti i gialli, le ocre a contrasto con la gamma dei verdi, la profondità dei blue, dell’ottanio come tocchi ricorrenti.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

Citiamo anche il Gamper Bar, a cui si accede attraversando la grande Sala della Musica, per il quale ha scomposto i pattern caratteristici del designer in nuovi incastri di geometrie, con toni pastello, texture contemporanee, che dialogano con i riflessi luminosi del grande chandelier arredo d’epoca del Palazzo e delle luci eleganti come infiorescenze di Bethan Laura Wood, e con le superfici brunite specchiate, le stesse che ritornano nelle forme della grande consolle ideata per una delle due reception.

Nella Breakfast Room – con il suo spazio luminoso che si affaccia sul giardino mediterraneo – le vibranti sfumature di verde degli spicchi dei tavoli e della consolle, realizzati appositamente per il Palazzo, creano un gioco di raffinate riletture e rimandi con gli arredi originali disegnati da Ponti per l’Hotel Parco dei Principi di Roma e con il camino realizzato con i ciottoli di maiolica di De Maio, storico produttore delle ceramiche del designer, che richiama il progetto per di un altro celebre hotel di Ponti, quello di Sorrento.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

Nelle suite delle suppine, la solennità si stempera nei toni più caldi e solari evocando l’identità mediterranea di Ponti: le maioliche gialle e bianche sono una riedizione esclusiva di quelle disegnate per la casa in Via Dezza, l’utilizzo del cocciopesto traduce nel segno di una luminosa leggerezza il confronto con gli arredi originali e con il bianco e nero delle fotografie di Ugo Mulas, straordinari scatti che uniscono alla documentazione uno sguardo penetrante e poetico sull’arte e i suoi protagonisti, tra gli anni Sessanta e Settanta.

La cucina living che raccorda le due suite è un altro spazio conviviale, dove tavolo e sedie sono un raro set di Ponti del 1950, e il tema del Mediterraneo risuona nell’opera di Marzia Migliora Acqua Micans, che ritrae icasticamente alcune portatrici d’acqua, mentre attraversano le crepe del Grande Cretto di Burri a Gibellina.

Nasce da una scomposizione grafica di triangoli “pontiana” anche la scala ideata da Storage Associati.

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Ph. ©Lea Anouchinsky

Salendola, si accede alla straordinaria terrazza da cui si vede il campanile della Cattedrale: un’oasi, un incantevole giardino tra i tetti ombreggiato da tende che evocano suggestioni d’oltremare che si accende con i colori delle ceramiche di ispirazione pontiana, dipinte a mano da Francesco de Maio su disegno di Dell’Uva Architetti, le stesse che nella piscina sfumano nei toni del verde, evocando i riflessi di uno specchio d’acqua naturale.

Un salotto sospeso in cui rilassarsi al Bar Ponti Cielo, realizzato con i ciottoli di maiolica, aspettando il tramonto.

Quando scende la sera la terrazza è rischiarata dal neon iridescente, opera di Joseph Kosuth, una luminosa ed enigmatica meditazione ispirata a Ludwig Wittgenstein.

palazzolucelecce.com

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Rita Baiguera

Co-Direttore

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