La 60ª edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia chiama a raccolta i creativi di tutto il mondo sul tema “Stranieri ovunque”
Ogni anno la Biennale di Venezia, attraverso i racconti dei creativi di tutto il mondo, ci aiuta a ricostruire una dimensione estetica, politica e poetica della vita.
Si apre il sipario di questa 60ª esposizione internazionale d’arte di Venezia, inaugurata il 20 aprile, con sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. Un’apertura all’insegna dell’estranho, dell’etranger.


Sono due i nuclei della mostra, quello storico e quello contemporaneo, e spetterà proprio all’attualità spiegare la valenza semantica e artistica di soggetti connessi alla parola straniero declinata in modi differenti: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra.

La produzione di questi quattro soggetti sarà il fulcro di questa edizione e andrà a costituire il Nucleo Contemporaneo che ospiterà nelle Corderie una sezione speciale dedicata a Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo.

Il Nucleo Storico è composto da opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. A questa sezione storica vengono dedicate tre sale nel Padiglione Centrale: la sala intitolata Ritratti, la sala dedicata alle Astrazioni e una terza sala dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del XX secolo.
Testo di Barbara Vistarini
L’articolo continua su DENTROCASA in edicola e online.
Seguici su