Giovanni Tomasini, designer e direttore creativo di Studio7B, esperto di stampa 3D, propone una riflessione sulla prototipazione rapida, dal Design alla sfera del sociale.
La stampa 3D salverà il mondo? Molti se lo stanno chiedendo da circa un decennio.
Anzi più precisamente a partire dal 2005 quando, alla scadenza di uno dei principali brevetti che muove tutt’oggi queste “macchine delle meraviglie”, un professore inglese dell’Università di Bath, tale Adrian Boyer, rese virale sul web il suo progetto open-source chiamato RepRap: una stampante 3D che chiunque poteva auto-costruire e replicare, reperendo semplici componenti in ferramenta.
Sebbene fosse noto che l’appellativo di “Bill Gates della stampa 3D”, spettasse all’americano Chuck Hull, che già dal lontano 1985 gettava le basi per la stampa 3D moderna, il vero effetto Big Bang si ebbe indubbiamente con l’iniziativa bottom-up sopra citata, che puntava a rendere popolare una tecnologia fino a quel momento troppo elitaria.
La prototipazione rapida è oggi uno strumento a dir poco indispensabile per il settore del Design. Io stesso, da designer professionista, senza nulla togliere all’importanza dell’idea creativa, ammetto che anche i più suggestivi disegni o le più sofisticate immagini 3D fotorealistiche spesso si limitano a fare da contorno quando vi è un prototipo tridimensionale dell’oggetto.
Mock-up che risultano sempre più all’altezza del prodotto finito (se non migliori).
Sembrano passati secoli, da quando nel 2014 il designer Alessandro Zambelli presentava la sua pregevole lampada Afillia, con diffusore stampato in stereolitografia, facendo incetta di premi.
Oggi la stampa 3D è quasi consuetudine nella fascia high-end: si stampano anche case, cibo, gioielli, scarpe, microchip, componentistica per il settore aerospaziale e per lo sport.
Ma a salvare il mondo non saranno né il manzo Wagyu stampato in 3D dagli scienziati dell’Università di Osaka, né i giunti in titanio sinterizzato, montati dalle imbarcazioni dell’America’s Cup.
Il vero volto del cambiamento sarà nelle iniziative legate ai problemi quotidiani.
Ci sono i progetti che, sfruttando le stampanti 3D più basiche, realizzano protesi per bambini e adulti mutilati dell’Africa.
E poi le valvole ideate dalla startup bresciana Isinnova e veicolate dal FabLab Brescia per approntare maschere da snorkeling come respiratori d’emergenza, durante i momenti più aspri della pandemia.
Sempre con le stesse macchine, conduco in prima persona diversi workshop per sensibilizzare contro il bullismo nelle scuole secondarie di primo grado: scanner e stampanti 3D risultano un efficace strumento per esorcizzare una piaga sociale sempre viva.
Se mi chiedete se la Stampa 3D salverà il mondo vi posso rispondere come Adrian Bowyer durante una delle sue rare interviste: onestamente non ne ho idea!
Gli psicologi chiedono agli esperti di fare ipotesi sul futuro, per poi controllare quando questo futuro arriva. Nemmeno loro ora hanno alcuna certezza sul futuro…
La mia idea è che la Stampa 3D cambierà il mondo, presumibilmente in meglio…
Giovanni Tomasini - Studio 7B
Interior design, industrial design, web e consulenza in marketing & commerciale. - FabLab Brescia, via Pavoni, 7/B Brescia
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