LA FESTA DELL'INSIGNIFICANZA gennaio 2014
LA FESTA DELL'INSIGNIFICANZA gennaio 2014

KUNDERA E L’INSIGNIFICANZA

07/01/2014

Mondi e personaggi tra il frivolo e l’inutile. Si perde di vista l’essenziale e si rincorrono falsi miti e bisogni indotti.

La festa dell’insignificanza – Milan Kundera – Adelphi

Se davvero è diventato impossibile ribellarsi al corso delle cose, forse è meglio non curarsene nemmeno…
Nel libro “La festa dell’insignificanza” Milan Kundera parla per voce dei suoi personaggi lasciando ai lettori una sentenza ironica e amara al tempo stesso. L’indifferenza nei confronti del mondo e la rinuncia allo sforzo di controllare cause ed effetti degli eventi non è naturalmente il frutto di una semplice incuria. Ma è al contrario il risultato di una ricerca interiore lunga e contrastata arricchita anche dal confronto con gli accadimenti personali. Il libro, pubblicato da Adelphi in anteprima mondiale, è ambientato in una Parigi viva e moderna, nei pressi dei giardini del Lussemburgo. Uno scenario che si trasforma presto nella fiera delle frivolezze, tra parole sparpagliate nel mare della superficialità e confronti sull’onda della leggerezza. Le frasi che si annidano nei dialoghi lasciano trapelare un’enorme miseria interiore focalizzando l’attenzione sulla leggerezza di un’esistenza scarica di input. Difficile riempire i grandi vuoti della contemporaneità con invenzioni puramente letterarie. E allora Kundera preferisce ritrarre nel modo più veritiero quanto il mondo gli propina, senza concedere sconti. Preferisce quindi non ammantare di nobiltà quello che nobile non è e nemmeno cercare stravaganti giustificazioni pur di dipingere le cose in maniera diversa.
Il dato più allarmante è quello di una “insignificanza” diffusa e uniforme. Un’insipienza che non trae origine da un’esperienza propria ma prolifera con il passaparola, vivifica infettando il vicino senza lasciare scampo. L’individualità è dunque ormai poco più che un’illusione. Siamo fatti di abitudini “ripetibili” e competenze standardizzate. Viviamo di gioie “globali” e di bisogni per lo più indotti. Forse facciamo anche gli stessi sogni e forse nemmeno ce ne rendiamo conto. La fama di cui gode permette ormai a Kundera esperimenti letterari anche un po’ bizzarri. E, molto lontano dalla struttura romanzesca de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, questo libro tocca generi diversi inscenando anche improbabili sketch con personaggi del passato: un modo per deplorare le dittature con l’amara ironia di chi ha vissuto gli eventi sulla propria pelle. Perché di fronte a verità disarmanti, meglio abbandonare l’intento di ribaltare ciò che non ha rimedio.

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di Stefania Vitale

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