A Palazzo Albergati di Bologna una mostra sulla poetica del grande artista russo
palazzoalbergati.com • fino all’1 marzo 2020
nell’immagine: Marc Chagall, Il gallo viola, 1966-72, olio, gouache e inchiostro su tela, 89,3×78,3 cm. • Marc Chagall, Gli innamorati con l’asino blu, 1955 ca. olio su tela, 30×27 cm
È un mondo traboccante di stupore e di meraviglia, un mondo dove il reale danza con l’irreale e il risultato è pura poesia pittorica. È il mondo di Marc Chagall, con i suoi soggetti fluttuanti, le sue visioni incantate, i suoi reiterati agganci alla sfera dell’onirico.
“Chagall. Sogno e magia” è il tema della mostra allestita a Palazzo Albergati di Bologna, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia e curata da Dolores Duràn Ucar. In esposizione 160 opere firmate dal grande artista russo e provenienti da collezioni private, a sintetizzarne la vita e la poetica attraverso un affascinante racconto per immagini.
Cinque le sezioni, studiate tutte sui temi a lui più cari: Infanzia e tradizione russa; Sogni e fiabe; Il mondo sacro, la Bibbia; Un pittore con le ali da poeta; L’amore sfida la forza di gravità. Sono “materie” che transitano agevolmente dall’orbita del conscio a quella dell’inconscio nell’obiettivo di fare coesistere realtà e immaginazione, sempre difficilmente distinguibili nell’opera di Chagall.
I suoi ricordi di bambino affiorano infatti con particolare insistenza, vincolando la narrazione a visuali fiabesche popolate perfino da creature sovrannaturali. Nato a Vitebsk (oggi Bielorussia) nel 1887, Chagall matura la propria esperienza prima a San Pietroburgo e poi a Parigi, attingendo dai diversi richiami della cultura ebraica, russa e occidentale. Un cammino che, anche in termini artistici, lo costringe ad un continuo contatto col suo passato, l’infanzia in primis come detto, senza però trascurare la dimensione del presente.
Nei quadri di Chagall emerge chiaramente l’impossibilità di tracciare una linea netta tra il potere della fantasia e quello della memoria, obbligando lo spettatore a confrontarsi esclusivamente con l’indefinito e la meraviglia. Il suo è il linguaggio universale del sogno declinato alle esigenze dell’artista, sui labili confini di un continuo capovolgimento di prospettiva.
La deformazione del vero connota le opere di un inedito magnetismo, là dove i soggetti affollano la tela su fondali iperbolici, aleggiando in giocose peripezie in un paesaggio accogliente e familiare. Uomini e animali si aggirano in un’atmosfera di assoluta libertà, muovendosi in sincrono svincolati da ogni schema formale e protagonisti di una scena che invoca solamente bellezza.
Come un grande circo senza tendone, la pittura è per Chagall un’imperdibile opportunità di fuga, con la quale confrontarsi in dinamiche vibranti: da qui le sue celebri figure sospese nell’aria in assenza di gravità. L’amore, a cominciare da quello per la moglie Bella, rimane al centro dell’indagine, in una spirale emotiva contraddistinta dall’appassionato utilizzo del colore.
L’immagine dice già tutto, dando vita ad uno spettacolo di seducente, inafferrabile, suggestione.
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di Stefania Vitale
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