Al Salone degli Incanti di Trieste il genio dell’artista olandese raccontato attraverso 200 opere che lo hanno reso famoso.
nell’immagine: • Cascata, 1961, Litografia, 32×30 cm Collezione privata, Italia. • Vincolo d’unione, 1956 Litografia, 25,3×33,9 cm Collezione privata, Italia
Scenari impossibili di realtà capovolte, a metà strada fra l’approdo all’onirico e la sfida alle leggi della fisica. Mondi che si intersecano in anfratti improbabili, ingannando la mente e dando luogo a fantastiche illusioni visive.
L’universo di Maurits Cornelis Escher (1898-1972) ammalia Il Salone degli Incanti di Trieste, che fino al prossimo 7 giugno ospita una ricca antologica sulla sua carriera artistica.
“Escher”, questo il tema della rassegna che ha visto la collaborazione fra il Comune di Trieste e Arthemisia con Generali Valore Cultura e M. C. Escher Foundation, ospita oltre 200 opere tra le quali alcune fra le più celebri dell’artista, come: Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata. È inoltre visibile al pubblico la sezione con I giorni della Creazione, nucleo di xilografie realizzate tra il dicembre 1925 e il marzo 1926.
Nell’opera di Escher “convivono” scienza e arte, in un mix enigmatico di prospettive deformanti e incastri paradossali. Sono linguaggi apparentemente incompatibili che vanno a fondersi in spazialità prive di logica manifesta.
Autentico quanto incredibile precursore di correnti successive, come il Surrealismo e l’Optical Art, Escher ha anticipato risultati ed effetti che solo le nascenti tecnologie digitali avrebbero raggiunto.
Ecco la principale ragione per la quale l’universo creativo del genio olandese rimane patrimonio senza tempo. Le straordinarie doti contemplative, unite ad un raro rigore analitico, si sposano in Escher con uno stupore genuino e mai sazio che sfocia in una innovativa ricerca estetica.
Dopo aver appreso la tecnica nella sua Olanda, l’artista completa e affina la formazione col soggiorno in Italia, Paese che, con la sua storia, la sua natura e i suoi paesaggi, gli darà anche parecchie fonti di ispirazione.
È invece l’Alhambra, il monumento di Granada, a regalargli gli input maggiori nello studio del metodo della tassellazione che, partendo dalla divisione regolare di una superficie, punta a ricoprirla con figure geometriche replicate più o meno liberamente. Le indagini sullo spazio portano Escher all’ambizioso effetto ottico di passare dalle due alle tre dimensioni senza sforare il limite fisico del supporto su cui opera.
La forza dell’indefinito diventa l’essenza del suo fare creativo col risultato di riuscire a catturare l’attenzione con la forza dell’immediatezza. Prerogativa della mostra triestina è la possibilità per il pubblico di misurarsi in suggestive esperienze ludiche direttamente al cospetto dell’opera di Escher.
Si possono inoltre ammirare anche produzioni “minori”, che spaziano dai biglietti di auguri, alle illustrazioni, fino ad altre piccole commissioni private, non meno curate delle grandi opere. A significativa conclusione della mostra, la sezione intitolata “Eschermania” a illustrare i variegati approdi della sua arte, utilizzata come ornamento per scatole da regalo, fantasia per abiti, francobolli e perfino per qualche prestigiosa incursione nel mondo della musica, del cinema e della pubblicità.
Senza contare naturalmente la lunga schiera di adepti che è andata a influenzare. Il consenso di Escher, dunque, non si limita ad alcun segmento di conoscenza. Se la critica non gli era stata in un primo tempo molto favorevole, fu la matematica a sottolinearne a gran voce il valore, restituendolo ad una sfera, quella dell’arte, che oggi non gli lesina dichiarazioni d’amore da ogni parte del mondo.
Immagini: All M.C. Escher works © 2019 The M.C. Escher Company The Netherlands. All rights reserved
Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19. Per info: mostraescher.it
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di Stefania Vitale
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