Al Museo Civico di Modena una rassegna sull’opera di uno dei più grandi caricaturisti del Novecento
Ha “apostrofato” politici, scrittori, attori e personaggi dello spettacolo e ne ha fatto un suo personalissimo jet set, a base di umorismo e arguzia. Irriverente, ironico, ma sempre garbato, ci ha messo il cinismo di un minuzioso anatomista ma anche il compiacimento di un maestro della risata.
Umberto Tirelli (1871 – 1954) è una figura di primissimo piano nel mondo della caricatura del Novecento e il suo “Tanto più brutto, tanto più bello” ben sintetizza il senso delle creazioni che portano la sua firma.
In questo periodo il Museo Civico di Modena, nei rinnovati spazi del Complesso San Paolo, gli dedica una mostra dal tema “Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita”, visitabile fino al prossimo 25 aprile.
A disposizione del visitatore ben 230 opere di Tirelli, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini. Dell’opera colpisce la versatilità con la quale è in grado sempre e comunque di strappare un sorriso fra il beffardo e il graffiante, scrollandosi di dosso ogni tipo di stereotipo.
Il segreto è in quella particolare attenzione ai dettagli che, puntando alla riconoscibilità dei personaggi, mira ad accentuarne tratti e difetti, sovvertendo le proporzioni e giocando a contraffarne le fattezze, come gli zigomi più o meno pronunciati, gli occhi scavati o sporgenti e persino le diverse fogge degli abiti.
Tirelli, che si è messo in luce lavorando per riviste satiriche emiliane, si è poi occupato a tutto tondo di maschere caricaturali, di ideazione di costumi, affiancato in questo dalla moglie Clara, e stesure di copioni: attraversando epoche e scontri sociali, ha offerto così una visione critica e al contempo scanzonata della borghesia e dell’estabilishment, muovendosi dalla Belle Époque alla Grande Guerra, dal Fascismo alla Seconda Guerra Mondiale fino alla Guerra Fredda e il boom economico.
Clou della rassegna, il Teatro nazionale delle Teste di legno, la meravigliosa riproduzione di un palcoscenico per burattini in una struttura di oltre 6 metri, completa di scenografie, meccanismi per calare i fondali e addirittura un sofisticato impianto illuminotecnico.
Ad alternarsi sul palco, esponenti, al tempo quasi tutti viventi, della politica, della cultura e dello spettacolo, come re Vittorio Emanuele III, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Giolitti e Eleonora Duse, a dare vita ad un ritratto spregiudicato e ibrido del costume e delle tensioni sociali dell’epoca.
Tirelli, che del Teatro Nazionale delle Teste di Legno era direttore artistico e principale commediografo, si era ispirato alla tradizione burattinesca modenese e bolognese, declinandola abilmente ad una dimensione più contemporanea.
E oggi quelle intuizioni, tradotte in un messaggio acuto e leggero al tempo stesso, risultano ancora straordinariamente attuali nel dissimulare il vero e renderne una visione spregiudicata e anticonformista, posando un sorriso lieve sui grandi temi dell’esistenza.
Fino al 25 aprile 2022*
* Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19.
Stefania Vitale
Caporedattrice
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