A Palazzo Reale di Milano una retrospettiva del grande artista tedesco Max Ernst, fra vicende biografiche e grandi fatti storici.
Un viaggio appassionante, visionario, sbalorditivo, attraverso gli incredibili eventi che hanno sconvolto il Novecento.
Un innescarsi costante di abbagli e disillusioni che aprono alla meraviglia dell’impatto visivo inducendo a inaspettate, ripetute, riflessioni, fra stupore e curiosità.
L’opera di Max Ernst (1891-1976), artista tedesco naturalizzato francese e americano, è scoperta e rivelazione, memoria e sogno. A celebrarlo in questo periodo, a Palazzo Reale di Milano, la prima grande retrospettiva dedicatagli in Italia.

Curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech, la mostra ospita oltre 400 opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e libri illustrati provenienti da collezioni private, fondazioni e musei italiani e esteri, tra i quali GAM di Torino, Peggy Guggenheim Collection e Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, Tate Gallery di Londra, Centre Pompidou di Parigi e Museo Cantini di Marsiglia.
Ne scaturisce un interessante excursus nell’universo un po’ “folle” e un po’ sgomento di Ernst che, attraverso molteplici sperimentazioni, ha fatto sue diverse tecniche artistiche e spaziato in svariate tematiche lungo settant’anni di storia del XX° secolo, fra Europa e Stati Uniti.

La sua opera è espressione seducente e inquieta di un pensiero in continuo movimento che va ad aprire le porte ad un genere non chiaramente classificabile, in transito fra Dadaismo e Surrealismo, di cui anticipa per molti versi gli esiti.
Max Ernst ritrae un uomo che si fa strada, ma a volte annaspa soltanto, in un dedalo di suggestioni e provocazioni che ne segnano costantemente il cammino.
Si veda su tutti il celebre dipinto dal tema “L’angelo del focolare” a ritrarre una figura totalmente trasfigurata che, da rassicurante presenza femminile, conosce una terribile metamorfosi assumendo minacciose sembianze animalesche.

È il turbamento in atto nell’animo umano, che sfocia nell’abominevole e nel grottesco, l’orrore incombente che ne segnerà i destini trascinandoli nel baratro della Seconda Guerra mondiale e degli orrori inimmaginabili del razzismo.
L’artista, che già aveva partecipato alla Grande Guerra, vive tragicamente tutto in prima persona, segue la tortuosa parabola della storia e intervalla idealmente le vicende universali con i propri episodi personali, fra amori contrastati (tra i quali il breve matrimonio con Peggy Guggenheim) e amicizie anche illustri.

Il percorso di Palazzo Reale, che si apre con l’opera Oedipus Rex (1922), capolavoro che quest’anno compie un secolo, passa in rassegna le principali tappe biografiche di Ernst, suddividendole in quattro grandi periodi, dalla formazione in Germania, agli anni di Parigi, dai trascorsi a New York fino al ritorno in Europa.
L’invito, ideale, è quello di guardare oltre l’immediatamente percepibile, scorgervi “debiti”, rimandi e corrispondenze con gli artisti che ne hanno influenzato il pensiero e allo stesso tempo individuare i fondamenti del grande rinnovamento introdotto dallo stesso Ernst.
Un itinerario sfaccettato che sa di ribellione, meraviglia e disincanto. Come frammenti di memoria che convergono in un messaggio simbiotico di condanna e salvezza.
fino al 26 febbraio 2023

Stefania Vitale
Caporedattrice