Col progetto Morfeo sarà presente ad un evento nell’evento in occasione di Argillà 2018.
Barbara Vistarini è nata a Roma. Le sue opere sono presenti a New York da Danette Koke Gallery, 55 Bethunne Street, e a Roma da Honos Gallery, via dei Delfini 35. L’opera “Morfeo” parteciperà all’evento nell’evento di Argillà Italia 2018: una mostra organizzata dal MIC di Faenza dal tema “Abscondita Veritas”, allestita da Juan Carlos Garcia Alias, a Palazzo Muki, dal 31 agosto al 30 settembre.
Come è nato il progetto e come l’hai sviluppato? “Ho sempre avuto un certo talento nell’osservare le cose ed andare oltre ciò che apparentemente comunicano, come i bimbi, che magicamente donano un’anima a tutto ciò che li circonda. Il progetto Morfeo può dare nuova identità e valore a materiali e forme che avrebbero esaurito il proprio ciclo vitale rischiando l’accantonamento o la discarica; un modo per rigenerarsi trasfigurando la propria identità, la forma e la funzione o l’uso primordiale che ha attribuito al materiale stesso un “valore”. Ritrovare la vita perduta generando un’altra inattesa identità è la prima ispirazione che ha acceso la ricerca”.
Cosa significa la figura del divano come struttura? “L’esigenza di corrispondere da un lato alla propria dimensione esistenziale e dall’altro ad una implicazione oggettiva; il tema di riferimento si è costituito sia come oggetto d’uso quotidiano e personale, sia come forma geometrica pura. In altre parole è un oggetto famigliare, anzi una presenza accogliente e di costante riferimento in cui rifugiarsi, e al tempo stesso un poliedro. Sognare abbandonati sul proprio divano e ritrovarsi così in una realtà diversa, magari all’aperto… anche questo è un movente progettuale”.
L’idea di creare un’immagine ha per te un sapore di scoperta, o di una riscoperta, sul senso delle cose? “Per me è piuttosto un ordine costruttivo e geometrico che in qualche modo si rifà alla purezza delle forme primarie presenti in tutte le costruzioni umane, in particolare nell’architettura antica e moderna, ritrovando così un valore costante dell’agire umano. Trasformare materiali di scarto in qualcos’altro è uno strumento d’indagine sulla realtà che mi aiuta a scoprirne l’essenza, uno spunto di ricerca sulla “verità nascosta” dalle apparenze che la rivestono. Il divano è un parallelepipedo che compenetrandosi può dar vita ad una metamorfosi in cui emergono altre presenze identitarie. La pelle di Morfeo è costituita da frammenti di ceramica, a voler sintetizzare un dramma ambientale e la sua catarsi e dunque un superamento ed un re-inizio”. Usi quasi esclusivamente materiali di recupero… “Il riuso di piatti di scarto, recuperati con la collaborazione delle imprese del territorio in cui mi sono trovata ad operare a Faenza, è la dimostrazione che il rapporto tra arte, cultura e impresa è saldamente ancorato oltre che al passato, anche al saper fare del presente”.
• chi
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di Gianbattista Bonazzoli
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