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GUIDO TARONI. IL FIL ROUGE DELL’EMOZIONE

08/03/2024

Scenari ipnotici e ricercati di una bellezza spontanea. Una prestigiosa storia di famiglia celebrata attraverso un percorso personalissimo proiettato in campo internazionale

Guido Taroni è nato a Milano nel 1987 e ha alle spalle una storia famigliare di tutto prestigio che tanto ha contribuito allo sviluppo delle sue esperienze e, conseguentemente, alla realizzazione della sua attività professionale che tocca ormai livelli internazionali.

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Ph. Guido Taroni

Una vita a contatto con la Bellezza, dunque, che non ha fatto altro che alimentare qualcosa che già in lui si muoveva naturalmente. Il tutto senza impedire il formarsi di una personalità artistica del tutto propria, mixata a dovere col desiderio di camminare, anche economicamente e sin da giovanissimo, unicamente sulle sue gambe. Come ci ha svelato in questa intervista…

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Ph. Guido Taroni

Abbracciando le sue opere in un ideale, unico, sguardo, ci viene in mente un comune denominatore: l’emozione. Concorda?
“Assolutamente. Per me la fotografia è intesa come una congerie di emozioni di diversa natura: dall’emozione per una proporzione, a quella per un colore, un ricordo, o anche semplicemente un istante catturato”.

È un mood che l’accompagna in tutti i settori in cui opera?
“Sì. In un primo momento pensavo di non essere interessato agli interni. Poi è prevalso in me il desiderio di fotografarli a modo mio, e questo mi ha dato la spinta decisiva. Mia madre, in realtà, aveva capito ben prima di me che sarei stato attirato anche da questo tipo di immagini e mi ha da subito incoraggiato. La svolta è arrivata con la richiesta di Martina Mondadori di collaborare per il primo numero di Cabana. Beh, mi sono messo alla prova e ho fatto emergere la mia ottica naturale, la mia capacità di inquadrare dettagli e particolari. Ho così sviluppato il mio senso di lettura degli interni, che non devono essere mai troppo riordinati, artificiosi, ma più naturali”.

C’è un settore nel quale preferisce operare nel suo lavoro?
“Sono curioso, mi diverte cambiare e conoscere nuovi mondi, persone, team, città… L’appiattimento della routine è per me la fine della creatività. Quindi sono stimolato da tanti ambiti diversi”.

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Ph. Guido Taroni

È stato facile per lei capire che la fotografia sarebbe diventato il suo mondo?
“In realtà a stimolarmi, almeno inizialmente, è stata appunto la mera esigenza di indipendenza. Questo mi ha indotto ad accettare il consiglio dei miei genitori che mi spingevano in questa direzione. Non sono voluto andare subito da mio zio (Giovanni Gastel) per fare l’apprendistato perché mi sembrava la strada più facile, così prima sono stato in un altro studio di fotografia d’interni. Tornando da Giovanni Gastel, ho temuto di diventare una sua brutta copia, quindi ho preferito cercare una strada tutta mia per poter assecondare le mie inclinazioni, crearmi un mio universo…”.

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Ph. Guido Taroni

I colori sono un altro aspetto peculiare delle sue opere?
“Il colore è sempre stato per me un’energia preziosissima, che in un primo tempo non avevo analizzato a dovere: semplicemente lo vivevo recependo gli input del lavoro di mio padre che, come disegnatore di tessuti, mi ha impresso da subito l’importanza delle giuste scelte cromatiche e dei perfetti accostamenti. Nella fotografia mi sono accorto via via di come il colore potesse influenzare l’emozione e la visione generale dell’immagine”.

Come i mondi delle sue foto, sospesi in una bellezza che aleggia fra tanti opposti…

L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.

guidotaroni.com

Project Director Rita Baiguera
Graphic Designer Cristina Zanacchi

Picture of Stefania Vitale

Stefania Vitale

Caporedattrice

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