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MARIO DE BIASI, IL MAGNETISMO DI UN ISTANTE

18/10/2021

Nell’immagine di copertina: Gli italiani si voltano, Milano, 1954. © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano.

La Casa dei Tre Oci di Venezia offre una ricca retrospettiva sull’opera del fotografo bellunese.

La bellezza è là dove pulsa la vita. Dove lo sguardo si ferma nell’incontro fortuito di un riflesso singolare. Non conta la caratura del soggetto, quanto invece la magia che è in grado di sprigionare. Se poi a coglierne l’unicità è l’obiettivo di un fotografo che ama infrangere ogni genere di limite, il gioco è fatto.

È quello che Mario De Biasi (1923-2013) ha messo in campo costantemente nel corso della sua incredibile carriera, rivelandosi, da una parte, fantastico scopritore di mondi lontani e, dall’altra, narratore e interprete di una straordinarietà più alla portata.

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Maria Callas, Venezia, 1957 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano.

Avventore curioso e instancabile di scene tutte da immortalare, De Biasi incarna in toto il modello del fotoreporter per eccellenza.

I suoi click più celebri, non a caso, hanno fatto la storia della fotografia consegnandogli una fama ininterrotta nel tempo. “Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003” è il tema della mostra in corso a La Casa dei Tre Oci di Venezia curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario De Biasi, organizzata da Civita Tre Venezie con Admira e promossa dalla Fondazione di Venezia.

La retrospettiva offre al pubblico ben 216 scatti con la finalità di omaggiare il fotografo originario di Sois (Bl), dai tempi della sua fortunata collaborazione con la rivista Epoca, fino agli ultimi lavori.

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Fellini e Masina, Venezia, 1955 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano.

Tra i vari inediti della mostra, anche l’intera sequenza della foto più famosa e forse più amata di De Biasi: “Gli italiani si voltano”, realizzata nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film e divenuta un autentico must, non solo per gli appassionati di fotografia. È l’immagine, ormai cult, di un’avvenente Moira Orfei, ritratta di spalle e vestita di un bianco abbagliante, che attira l’attenzione di un nugolo di passanti colti nell’attimo della meraviglia.

Mario De Biasi è artista infaticabile e, nell’Italia degli anni Cinquanta, appena uscita dalla guerra, trova terreno fertilissimo per rincorrere suggestioni prima impensate. La macchina fotografica è rivelatrice di istanti di inattesa eleganza, momenti appena adocchiati fra le nuove abitudini quotidiane, ma anche di affascinanti e rapide successioni di sfondi, paesaggi e città.

È così che passa dalle tante documentazioni della rinascita italiana ai grandi scorci newyorkesi, dal gelo siberiano, alle lingue di lava dell’Etna, dai volti anonimi segnati dalla sofferenza, al fascino etereo delle star. Soggetti ritratti in atteggiamenti naturali o in posa, ma sempre spontanei e disinvolti, dalle scene di maggiore leggerezza ai momenti di intimità.

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© Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano.

Testimonianze di vita che indistintamente catturano l’occhio dell’osservatore catapultandolo all’istante nella nuova dimensione. E non è certo la lontananza temporale di certe situazioni ad allentare la curiosità sulle fotografie dell’epoca.

Questo grazie al magnetismo innato delle realizzazioni di De Biasi, romanziere per immagini, tra abilità, passione e tanto coraggio, anzi vero e proprio spregio del pericolo. Come in occasione del reportage sulla rivolta ungherese del 1956 (durante la quale venne colpito da una scheggia di granata) che gli valse l’epiteto di “italiano pazzo”.

Racconti visivi, spesso a tinte forti, sulla scorta di un’arte appresa “per caso” da un manuale rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove De Biasi era stato deportato al lavoro coatto come radiotecnico. E poi c’è la natura, l’amore per la poesia di forme e segni, identificabile nelle opere dell’ultima sezione della mostra.

E, a completamento dell’esposizione, una serie di materiali attinenti alla carriera di De Biasi, vedi i numeri originali della rivista Epoca, alcuni telegrammi, come quelli di Enzo Biagi e Arnoldo Mondadori, quaderni e supporti video.

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© Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano.

“Chicche” imperdibili per abbracciare a 360 gradi l’arte di De Biasi in un inedito e affascinante dialogo con la raffinata architettura della Casa dei Tre Oci.Dove la bellezza incontra la bellezza e vi si stabilisce per dare vita a nuove rivelazioni…

Fino al 9 gennaio 2022*

treoci.org  

* Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19.
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Stefania Vitale

Caporedattrice

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