Al Museo Nazionale del Cinema di Torino, la mostra che celebra la creatività visionaria del regista americano.
Mostruosamente bizzarri, eccentrici e spesso emarginati, talvolta adombrati da una strisciante malinconia che oscilla tra l’incomprensione del reietto e l’umor nero.
Sono i protagonisti delle storie di Tim Burton, una surreale carrellata di creature macabre e incantate al tempo stesso. Come incubi che finiscono paradossalmente col conquistarti a suon di dolcezza e simpatia, portando il sereno proprio là dove sembrava regnare solo il buio.
C’è tanto del loro creatore nei personaggi di Tim Burton, da Edward Mani di Forbici a Jack Skeletron, fino alla recente inter-pretazione di Mercoledì Addams. E c’è tanto delle particolarissime atmosfere dello stesso regista americano nella mostra dal tema “Il Mondo di Tim Burton”, concepita come un’ideale auto-biografia e allestita fino al prossimo 7 aprile al Museo Nazionale del Cinema di Torino. E sono proprio i suggestivi, vorticosi, spazi della Mole Antonelliana, col suo pronunciato verticalismo e l’avvolgente scala elicoidale, a ricreare lo scenario perfetto per le stravaganze visionarie del genio californiano.
L’esposizione, ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione con lo stesso Tim Burton, e adattata da Domenico De Gaetano, è suddivisa in 9 sezioni tematiche, ospitando oltre 500 pezzi, come schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e persino installazioni scultoree a grandezza naturale.
Nei soggetti di Tim Burton si assiste al “riscatto” della diversità, alla redenzione dell’emarginato, per dar voce ad una visione totalmente anticonvenzionale della realtà. La mostra torinese sottolinea che il regista non lesina richiami al macabro e al grottesco, ma aggiunge sempre quel pizzico tutto personale di piacevolezza, che dirotta e mixa incredibilmente le sensazioni in un connubio di horror e fiabesco.
Tim Burton sembra possedere una ricetta infallibile per fare breccia trasversalmente nel cuore di piccoli e grandi. I suoi personaggi, infatti, inciampano e si rialzano, muovendosi tra delusione e euforia, e trasformando il proprio indugiare rassegnato in un nuovo messaggio di speranza. Succede così che diffidenza e paura iniziali si sciolgano in un una lacrima di commozione o addirittura in un contagioso sorriso…
Fino al 7 aprile 2024
museocinema.it
Stefania Vitale
Caporedattrice
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