A Palazzo Reale di Milano una mostra sull’opera del grande fotografo ungherese.
C’è il palpito di un amore romantico, ma anche l’emozione fugace di un istante fortuito negli scatti di Brassaï, pseudonimo di Gyula Halás (1899-1984).
Tra i più importanti autori del Novecento, il fotografo ungherese, parigino d’adozione, ha dedicato proprio alla Ville Lumière opere di notevole suggestione nelle quali vanno a confluire i tratti più caratterizzanti della sua poetica.
Da qui l’idea della mostra in corso a Palazzo Reale di Milano, dal tema appunto “Brassaï. L’occhio di Parigi”, curata da Philippe Ribeyrolles, nipote del fotografo, e visitabile fino al prossimo 2 giugno.
La sequenza delle fotografie, in particolare, regala squarci di altri tempi affiancando e facendo convivere le atmosfere più nobili con il fermento dei quartieri operai. Nella narrazione viaggiano in parallelo, quindi, maestose vedute architettoniche, immagini di moda, ritratti di artisti ma anche scene di vivace vita notturna.
È così che l’anima di Parigi, al contempo raffinata e vibrante, è intercettata in tutte le sue sfaccettature innescando un coinvolgente gioco di opposti che finiscono inevitabilmente con l’attrarsi.
La presenza umana è spesso solo sottintesa, magari semplicemente evocata dai fari di un’auto nella notte. L’occhio rimbalza tra immagini visionarie e ambiti più realistici, tracce di vita ingarbugliate nelle vie, nei sobborghi e nei caffè.
Il risultato poi si carica di espressività in fase di stampa dell’opera, passaggio a cui il fotografo ha sempre tenuto particolarmente.
La predilezione per la notte, o comunque per le ore più buie della giornata, complici del suo modo, istintivo ma mai irruente, di cogliere l’accezione più genuina del quotidiano.
Brassaï si insinua così in una dimensione che fa subito sua, accostandosi senza smentirne il significato ma accentuandone la forza espressiva in immagini di rara bellezza.
Fino al 2 giugno 2024
palazzorealemilano.it
Stefania Vitale
Caporedattrice
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