Jacopo-gonzato-Agosto-2023

JACOPO GONZATO

  • Una breve presentazione: Ho sempre pensato di essere un intellettuale a cui piace sporcarsi le mani. Terminato il Liceo avrei voluto studiare Filosofia, ma mi spaventava la “distanza” che avrei preso dalla “pratica” e dalla sperimentazione con la “materia”. È stato solo in seguito che scoprii l’Architettura e la possibilità di utilizzare l’intelletto, il racconto, la cultura, oltre che la tecnica per realizzare qualcosa di concreto, che fosse utile e facesse stare bene le persone.

    Ho scoperto il piacere del progettare laddove le implicazioni logiche e semantiche hanno un peso preponderante. Sfortunatamente siamo in un periodo in cui l’Architettura ha un ruolo di questo tipo in pochi contesti, ed in questi contesti è spesso soggiogata ad altri poteri. Il design è più mobile, più dinamico. Ho cominciato a sperimentare con il suono ed il design di oggetti a 22 anni: guidato da una personale idea su Suono e Forma, stimolato da infinita “curiosità”, affamato di conoscenza, filosofica e tecnica, attento all’innovazione ma senza rinunciare al valore dell’artigianalità, attento ad offrire Bellezza.

    Amo sperimentare in prima persona, materiali, strumenti e tecniche, li metto al servizio del “significato” di ciò che progetto e che ricerco.

  • Specializzazione artistica:

    • Propagazione del suono attraverso forme/strutture/materiali/spazi
    • Suono come strumento emozionale e progettuale
Jacopo-Gonzato-Agosto-2023
  • Come cominci una tua opera? Dopo stimoli e studio devo trovare un momento di grande concentrazione e calma interiore, devo isolarmi e concentrarmi nell’immaginare gli spostamenti che il suono avrà in determinate figure ed oggetti, al loro interno ed al loro esterno. Ogni osservazione- esperimento sui materiali arricchisce la mia capacità di re-immaginare il suono. Trovo molto interessante utilizzare ciò che si vede con la “luce”, per interpretare il suono. Si tratta pur sempre di onde…!

 

  • Ti avvali di altre persone nella creazione delle tue opere o fai tutto da solo? Per me è fondamentale sperimentare, osservare, toccare, ascoltare in prima persona, esperire direttamente. Tutti i primi prototipi li realizzo direttamente io. Una volta individuati i cardini progettuali tendo a ritenermi interiormente soddisfatto. A seconda dei casi, provvedo a realizzare completamente l’opera oppure mi avvalgo del contributo di artigiani o di esperti scelti perché capaci di entrare in un dialogo di crescita reciproca.  

  • Come scegli il nome delle tue opere? La mia è un’esplorazione scientifico-artistica, e per questo vorrei mantenere il più inalterato possibile il nome scientifico delle geometrie e delle armonie a cui do “una vita sonora/sonica”. Trovo che nominare qualcosa sia un atto di Poiesis, quasi gestazionale (Platone) o proprio di una metamorfosi (Heidegger) e che di conseguenza sia una grande responsabilità.

  • Con quali altri linguaggi dialoga il tuo Design? Il mio design sonico dialoga anche con la direzione artistica, con la creazione dell’immagine, con la sperimentazione digitale ed elettronica, con la liuteria, e vorrei intensificare le relazioni tra sonoro e visivo.

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Xexahedron
  • Come collocheresti i tuoi pezzi in un ambiente? Le “semisfere” (pensate in tre possibili dimensioni) mi sembrano più adatte a contesti privati e domestici, posizionate a terra, sui gradini di una scala interna, sul davanzale di una ampia finestra e non solo sopra i mobili… Lo stesso vale per la serie dei “mini-platonici”. Al momento sto studiando delle figure adatte per l’ambiente nautico. Altri oggetti, come ad esempio l’ottaedro stellato, richiedono spazi di  ampio respiro: saloni di case private, hall  di ristoranti ed hotel; luoghi aziendali di rappresentanza. Altre come gli “anelli sonori” sono pensate per essere disposte a parete.
  • A casa tua sono presenti delle tue creazioni? Certamente, e moltissimi prototipi
  • Dove collocheresti i tuoi pezzi? Spero che i miei pezzi abbiano anche una funzione contemplativa, e quindi in punti dedicati, di qualsiasi ambiente. Li immagino in ville, parchi ed appartamenti di grandi dimensioni, in spazi che rimandino ad una ricerca armonica, delle proporzioni e dei materiali utilizzati. La massima espressione di questo potrebbe essere il Pantheon.
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Hemisphere
  • Quale è la casa più bella che hai visto? La casa dei miei genitori, restaurata da mia madre.

  • Un lavoro di un altro Designer che avresti voluto fare tu? Complesso degli edifici governativi a Brasilia, dell’architetto Oscar Niemeyer.
  • Un Designer/Crafter/Artista che vorresti fosse l’autore di un tuo pezzo? Lucio Saffaro, per la sua ricerca tra Arte e Scienza

 

  • Se non facessi il Designer/Crafter/Artista, che lavoro faresti? Il filosofo, forse in forma di scrittore o di professore universitario. In alternativa mi piacerebbe fare il fisioterapista od una professione legata ad una conoscenza del benessere dell’uomo valida in tutte le epoche, in tutti i luoghi.

 

  • Quale Designer/Crafter/Artista (anche del passato) faresti carte false per conoscere? Pitagora, perché padre dell’armonia e della geometria in occidente. Se Pitagora non valesse come designer, sceglierei Olafur Eliasson.
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Icosaedron
  • L’aneddoto con Rossana Orlandi che non dimenticherai mai? La prima volta in cui le ho presentato il mio lavoro, si trattava di prototipi. Mi dedicò più tempo dello stabilito e mi disse: ”Sei bravo! Concentrati! Ti faccio esporre durante la Design week. Non deludermi!”. La sensazione fu quella che Rossana Orlandi avesse visto chiaramente dentro di me, attraverso ed oltre la mia persona ed i miei oggetti.

 

  • La tua città preferita? Venezia, città che ho vissuto a pieno. Città che è stata la mia donna ideale: con tratti antichi, bella, abbondante, generosa, umida.

 

  • Un viaggio che vorresti fare? Un viaggio lungo ed esteso in Cina, partendo dall’Italia,  via terra, forse in autostop, per vedere come i segni del territorio e dello spazio cambiano progressivamente…

 

  • Un viaggio che non avresti mai voluto fare? A La Paz, in Bolivia, ho rischiato di essere rapinato e forse molto peggio.

 

  • La domanda che non ti hanno mai fatto, ma che vorresti ti facessero? Come funziona in profondità il mio modo di vedere, comprendere e progettare… ma la mia risposta potrebbe risultare troppo lunga e poco lineare (forse più frattale)!

 

Jacopo Gonzato parteciperà alle due mostre: La proporzione aurea, 1 ottobre  – 5 novembre alla Basilica Palladiana di Vicenza e Trame di Luce (19 novembre –  7 gennaio, all’Orto Botanico di Roma e alla Villa Reale di Monza).

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Mini Tetrahedron
Rossana-Orlandi-Mayice

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