A Palazzo Strozzi di Firenze installazioni che rileggono lo spazio arricchendolo di nuovi magnetismi
Con Anish Kapoor l’arte diventa messaggera di un’identità in continua trasformazione: cadono le certezze, rimane il desiderio di esplorare.
Proprio come nella grande mostra dal tema “Untrue Unreal”, a cura di Arturo Galansino, in svolgimento a Palazzo Strozzi di Firenze: un intrigante percorso tra installazioni monumentali e forme strabilianti concepite in un coinvolgente dialogo con l’immagine di razionalità dell’edificio.
Le opere di Anish Kapoor sono uno straordinario concentrato di energia, frutto di un’indagine complessa attraverso le diverse epoche storiche, come dimostra anche l’installazione realizzata ad hoc per il cortile dello stesso Palazzo Strozzi.
L’esposizione fiorentina, in particolare, mette in contrapposizione le geometriche simmetrie dell’architettura rinascimentale con la dirompente vitalità dell’arte contemporanea. Lo fa grazie all’originale utilizzo del colore che contribuisce in modo determinante a ricreare volumi spaziali illusori e sorprendenti: dimensioni altre dove immergersi per rinnovate riflessioni, ma anche “semplicemente” giocare con i propri sensi. Gli elementi architettonici assumono via via sembianze in divenire, passando dalla forma concava a quella convessa, tra superfici assorbenti e riflettenti, come irruzioni inaspettate alle quali segue un processo di sistematica disillusione.
Siamo al cospetto di un’esperienza immersiva formulata su irriverenti dualismi fra vuoti e pieni che danno luogo ad insolite prospettive. L’intento è quello di mettere in discussione i rigorosi equilibri sui quali si fonda il sapere e il sentire umano, dando voce ad un approccio più libero, attuale, nel quale sono ammessi improvvisi rovesciamenti di scenario.
Il visitatore si inoltra guardingo fra l’irreale e l’inverosimile, confrontandosi con un linguaggio artistico che si muove attraverso forme architettoniche, sculture, pigmenti, pietra, acciaio, cera e silicone.
L’enorme blocco di cera rossa, posto a cavallo fra i due ambienti, sembra autogenerarsi senza alcun intervento dell’artista e nell’impercettibile movimento lungo lo spazio lascia traccia del suo passaggio evocando riflessioni sulla nascita ma anche sulla morte. Succede anche nelle grandi sculture specchianti ospitate nella sala 7, presenze inattese che trasfigurano lo sfondo e vanno a generare nuove vibrazioni.
Stefania Vitale
Caporedattrice
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