Figure senza età, sospese, prive di connotati biografici, in silenziosa conversazione con l’osservatore
Laura Pedizzi è un’artista bresciana, classe 1986. I suoi soggetti sono giovani donne, a metà strada tra ritratto e autoritratto, che perdono ogni connotato biografico, per farsi anonime, impersonali sagome iconiche che nascono da scatti fotografici o da schizzi di gesti minimi.
Laura, ci puoi dire come nasce questo tuo mondo descritto con segni minimi e tinte così basse di tono da sembrare “affreschi cinquecenteschi” che, rapportati ad oggi, diventano moderni e contemporanei…
“Sono stata fin da subito attratta dall’arte figurativa come uno strumento di indagine: il potere ed il paradosso dell’arte visiva sta nel riuscire con le immagini a dare corpo a tutto ciò che non è visibile. Fortemente attirata dal lavoro dei “primitivi”, come Masaccio e Giotto, ho studiato la straordinaria sinteticità delle loro linee e la plastica monumentalità delle figure per ricercare successivamente nel contemporaneo la stessa essenzialità. Poi, come il mio percorso universitario in Marketing e Comunicazione potesse creare potenziali sinergie con quello artistico mi è risultato subito evidente nel significato stesso dell’opera: c’è infatti già un primo accenno di relazione con l’osservatore, anche solo in un disegno o in un bozzetto, l’inizio di una silenziosa conversazione”.
“Con un paesaggio indistinto, senza confini, pongo l’accento sulla centralità dei soggetti: c’è la solitaria ricerca di sé e il meditabondo momento di osservazione, quasi ipnotico, di una realtà immobile. L’esplorazione attraverso i gesti è un viaggio che inizia da un’idea astratta e si costruisce tutti i giorni con ogni singolo movimento o distratta azione, spesso a cavallo tra pittura e illustrazione, prendendo vita attraverso la linea”.
L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.
Gianbattista Bonazzoli
bonazzoli99@gmail.com - cell. 328 3465570
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