Un perpetuo viaggio interiore libero da ogni vincolo formale. Dalle tradizioni Maya e Azteche ad una ricerca contemporanea sull’uso del colore
Per Mancuso Kalo gli studi di filosofia e di religione concorrono a conferire un’aura di simbolismo alle sue opere. Forme molto materiche, fatte di tensioni e intrighi che si aggrovigliano nel riflesso di una continua ricerca, di un’analisi interiore in pieno svolgimento.
Un solo tratto non abbandona mai Kalo e un solo leitmotiv lo segue fin dall’inizio della sua carriera: la “cornice” che inquadra ogni suo dipinto e che cerca autonomia e carattere dell’insieme.
Come se le sue figure avessero bisogno di essere rinchiuse in un recinto per non sfuggire alla tela, egli non manca mai di tracciare questo riquadro. La mano non viene veicolata da una mente conscia di ciò che sta per rappresentare ma l’inconscio ha il sopravvento e ciò che è nell’animo di Kalo si riversa sulla tela tramite i suoi gesti, quindi sì, questo contorno ha un motivo di esistere e, se prestate bene attenzione, noterete che le figure tentano sempre di evaderlo, pronte a cogliere l’attimo perfetto per poter finalmente vivere di vita propria.
Nel suo percorso macchie di colore prendono vita in un selciato taciturno, nascoste nella foschia dei colori inquadrano e tentano di vincolare le fluttuanti visioni che in certe sequenze si aprono lentamente come per rivelarsi ma senza mai raggiungere piena consapevolezza di sé, sottolineando il senso spiccato del colore.
Kalo guarda alle popolazioni Maya e Azteche, studia le antiche religioni, ricerca spazi che si materializzano e si susseguono senza sosta alla ricerca della soluzione che lo porterà verso la fine di un viaggio interiore.
Gianbattista Bonazzoli
bonazzoli99@gmail.com - cell. 328 3465570
Seguici su