Storie di adulti che tornano bambini e di bambini che affrontano le sfide della crescita...
Edoardo Stramacchia nasce ad Anfo nel 1949 e inizia l’attività artistica nel 1971. Dopo una lunga maturazione torna ad esporre attivamente a partire dal 1991 proponendo con successo i collages realizzati con frammenti di fumetti in cui convergono anche i risultati delle esperienze degli anni della formazione.
Pescando nella tua adolescenza, la tua memoria si è fermata sui fumetti che da ragazzo sfogliavi con tanta da farne poi una ragione artistica. Ci puoi parlare di come è nato questo lavoro di ricerca e che messaggio vuoi comunicare? “Ricorrendo a una tecnica mista di collage e acrilico compongo un percorso di rielaborazione dei codici visivi della nostra contemporaneità. Taglio le vignette delle pubblicazioni di “Topolino”, le incollo sulla tela e cancello col colore la parte figurata e la parte letteraria frammentando in particolari minimi le sagome emergenti del personaggio protagonista dell’opera.
La casualità della disposizione del personaggio suggerisce un senso di disorientamento che sconfina nell’illusione ottica e nel disagio di chi ha perso i punti di riferimento. La minuzia e la cura esecutiva, qualità che sollecitano meraviglia nell’osservatore, rivelano in questi lavori la complessità del processo di elaborazione di una realtà scissa tra l’essere e l’apparire. Costruisco sequenze di sapore nostalgico nelle quali le care vecchie sagome di paperini e topolini hanno ormai perso la loro identità per ridursi a ombre vaghe, a sogni nel cassetto confinati in una memoria collettiva.
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Gianbattista Bonazzoli
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