L’artista veneziana indaga il rapporto fra uomo e natura attraverso gli occhi dell’infanzia
Ero a Venezia in occasione della Biennale d’Arte e gironzolavo tra una calle e l’altra, quando mi sono soffermato davanti a una piccola vetrina con esposta un’opera di un’artista a me sconosciuta. Il soggetto e la tecnica di questo mondo fantastico, tra surrealismo e iperrealismo, nonché la cura del dettaglio hanno acceso la mia curiosità.



Alessandra Puppola è nata e cresciuta a Venezia ed è un’artista che esprime la propria visione del mondo attraverso l’arte figurativa; dal punto di vista tematico esplora la dimensione dell’infanzia come uno stato di purezza e libertà non ancora compromessa dalle regole sociali.
I suoi soggetti infantili appaiono in comunione con la natura, suggerendo un ritorno ad un mondo presociale, in cui l’essere umano è ancora in profonda sintonia con l’ambiente.

Uno dei suoi principali tratti stilistici è l’uso della tecnica ad olio su tela o su pannelli lignei, che le permette di creare opere caratterizzate da un senso di morbidezza e intimità. I suoi dipinti evocano un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, dove i bambini sono raffigurati in una fusione con la natura circostante.
Il mistero della natura appare come svelato attraverso gli occhi del fanciullo, portatore di una dimensione intima e consapevole, altro aspetto del mondo dell’infanzia che si lega a doppio filo al tema del sogno.
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Gianbattista Bonazzoli
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