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Una casa e contestualmente un atelier d’artista, dove i tesori della memoria e la spiccata creatività convivono quotidianamente
testo roberto begnini – ph gianni franchellucci
Se è vero che ogni casa rispecchia l’essenza del proprietario, questo assunto vale più che mai quando si tratta di una casa d’artista. Chi vive d’arte, infatti, non riesce a scindere la passione dal quotidiano, perché per un artista l’ispirazione è un vento costante e inarrestabile. Fabrizio Musa, artista che vive e lavora tra Como e New York, ha fatto della sua casa comasca una conferma del suddetto assunto. Si respira arte contemporanea ovunque, nessuno spazio è lasciato vuoto e se non funge da cornice a interessanti opere – soprattutto di Fabrizio – ospita oggetti, ricordi, collezioni che costituiscono proprio le metaforiche “muse” della creatività del nostro padrone di casa. Fin dal suo esordio artistico, nella seconda metà degli anni Novanta, Musa ha improntato il suo percorso tecnico coniugando la tradizione ai più moderni sviluppi che ha permesso la tecnologia. È così che l’artista stesso ha coniato la sua forma espressiva con il termine “Scanner Art” che definisce l’originale procedimento con cui realizza le sue opere. Utilizzando lo scanner infatti l’artista trasforma le immagini, da lui prodotte o ricercate, in files di solo testo su cui lavora e reinterpreta pittoricamente e rigorosamente in bianco e nero, con rarissimi accenni ad altre tinte. Come si può facilmente evincere dalla collezione privata esposta in questa casa-studio, il soggetto delle opere è molto spesso l’architettura: da evidenziare alcune tele, risultato di una collaborazione con l’architetto Mario Botta. La scatola architettonica funge da sfondo discreto a tutte le opere e soprattutto alla miriade di oggetti, di poster, incisioni e suppellettili: bottigliette di Coca Cola, un vecchio telefono pubblico a monete, celebri lattine della Campbell’s soup, un’insegna pubblicitaria della Vespa Piaggio, un calendario Pirelli, una collezione di Diabolik, un gigantesco Playmobil, e chissà quanto altro. È una casa pervasa da idee e sottili intuizioni, un insieme apparentemente eclettico in cui si ha però subito l’impressione che nulla sia lasciato al caso. Contestualmente è un contemporaneo atelier d’artista, dove poco spazio è stato riservato agli ambienti “privati”, la maggiore superficie è destinata alla creatività, alla meditazione, alla socialità. È sorprendente notare come in un ambiente già di per sé ricco di fascino e personalità, riescano a convivere sfumature molto diverse tra loro senza intaccarne l’essenza, al contrario, arricchendola, sempre sotto il rigido dettame del buon gusto in ogni piccolo dettaglio.
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