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A Verona l’architettura morbida e silenziosa di un recupero ottocentesco incontra il mood eclettico dei padroni di casa.
progettazione ing. gaetano rubinelli testo marta paganotto ph celeste cima
Se materiali, colori, e tessuti fossero parole, si potrebbe dire che questa dimora in centro a Verona gioca con rime, assonanze e una sorta di rebus da risolvere. Si potrebbe addirittura parlare di testo teatrale. L’ingegner Rubinelli recupera lo spazio con un forte impianto narrativo, come fosse un racconto di un viaggio attraverso la storia che caratterizza questo ambiente, tra passato e contemporaneità. Perfetta allora la richiesta della proprietaria di essere lei per prima autrice e scenografa di questo ambiente di casa ottocentesca. “La bellezza di questo luogo è che ci coinvolge nella ricerca di oggetti vintage e di recupero attraverso viaggi e pomeriggi trascorsi nei mercatini di antiquariato. Ogni oggetto è stato scelto perché mi esprimeva un senso di appartenenza. Ancora non abbiamo finito”. Il contesto storico prima di tutto, muri possenti, travi a vista, soffitti a spiovente mixati con arredi di memoria. L’effetto di fusione e contaminazione di colori e oggetti cattura lo sguardo. Il progetto riflette il gusto eccentrico della padrona di casa: “Abbiamo sperimentato colori forti, ma più mi immergevo nel mood dell’ambiente più mi piaceva osare”. Dagli spazi generosi, ai legni esotici, ai pattern del tappeto coloratissimo fino alla citazione animalier, il gioco di accostamenti è inedito e sorprendente. La suggestione è amplificata da arredi anni ’50 stile american bar e da grandi sculture protagoniste a interpretare la scena. La cucina sobria e funzionale, estremamente light, si distingue dal resto ed in particolare dal piano superiore della zona notte dove sono stati scelti mobili tirolesi accostati a oggetti di arredo di famiglia. Un pizzico di eccentricità, esotismo, decorativismo e poi l’architettura che si esprime in silenzio con toni pacati e rispettosi per poter amplificare le parole del testo.
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