Ecocase-Agosto-2023
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IL RAFFRESCAMENTO

04/08/2023

L’impianto va progettato caso per caso

Il raffrescamento di un edificio va calcolato in relazione al clima del luogo dove viene costruito, in funzione delle dispersioni dell’involucro (muri, tetto, pavimento e serramenti) e delle fonti di calore interne (elettrodomestici, lampade,
persone, ecc.). Pertanto, più è isolato termicamente l’involucro, tanto meno
costosi e potenti saranno gli impianti da utilizzare. Questo vale anche per il clima estivo.

Le macchine che producono “freddo” sono generalmente elettriche. Abbinare impianti che producono energia da fonti rinnovabili, tipicamente impianti fotovoltaici, per la produzione di energia elettrica è molto conveniente, infatti la massima produzione
di energia elettrica si concretizza nel periodo estivo quando si usano le macchine per il raffrescamento.

Il “freddo” viene poi diffuso nei singoli locali tramite i terminali che conosciamo tutti: pannelli radianti a pavimento, a parete o a soffitto, ventilconvettori, impianto canalizzato ad aria.

Come scritto sopra, l’impianto va progettato caso per caso. Quindi non si può definire a priori quale sia il migliore. La scelta dipende dalle caratteristiche dell’involucro, dalle esigenze di chi ci andrà ad abitare e dal clima. In generale, per edifici ad alta efficienza energetica, se necessitano anche di raffrescamento estivo, si scelgono macchine a pompa di calore elettriche che producono caldo e freddo, e spesso vengono abbinate ad impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Il raffrescamento è necessario con un clima in cui la temperatura notturna si mantiene per lunghi periodi sopra i 20°C e diurna sopra i 30°C. Gli impianti si sono evoluti in tutti i loro componenti: le macchine di produzione sempre più efficienti, gli accessori come le pompe di distribuzione, i terminali, fino ai sistemi di controllo e programmazione sempre più flessibili e comandabili anche in remoto con smartphone.

Va ricordata inoltre l’importanza dei sistemi di monitoraggio degli impianti che permettono di conoscere sempre il loro stato di funzionamento, tra cui anche il consumo. Come più volte ripetuto, l’efficienza di un impianto di raffrescamento viene esaltata dalle capacità isolanti dell’involucro senza il quale si vanifica ogni risultato, anche in termini di comfort. In estate, come in inverno, si deve ricambiare l’aria più volte al giorno per mantenere i livelli di salubrità ottimale, oppure affidarsi ad un
impianto di ventilazione meccanica controllata.

Nel caso in cui il raffrescamento viene effettuato con terminali radianti a pavimento, soffitto, o in parete, va sempre previsto un deumidificatore per impedire che si creino fenomeni di condensa. Perché si forma condensa senza deumidificatore raffrescando con impianti radianti? Perché la temperatura di mandata dell’acqua è di 7°C ed è molto probabile che a quella temperatura l’aria vicino all’elemento freddo raggiunga il punto di saturazione dando luogo alla condensa. Il deumidificatore non è necessario quando si usano dei ventilcovettori perché il passaggio dell’aria nello scambiatore fa condensare il vapore acqueo contenuto nell’aria che si trasforma in acqua. Successivamente l’acqua di condensa viene convogliata allo scarico con apposita tubazione e in assenza di tale canalizzazione si forma una pozzanghera in corrispondenza del ventilconvettore.


Si possono progettare anche sistemi di raffrescamento passivi, cioè senza la necessità di macchine che raffreddano i fluidi, utilizzando scambiatori di calore installati nel terreno costituiti da tubi in cui viene convogliata l’aria in aspirazione. La gestione risulta più complessa e l’utilizzatore dell’edificio deve svolgere attivamente la manutenzione. Le tubazioni devono essere periodicamente controllate e igienizzate, abbinando lo scambiatore nel terreno ad un impianto di ventilazione meccanica controllata, detto VMC, installando un tubo interrato ad almeno 1,5 Mt di profondità che raffredda l’aria aspirata e poi immessa nell’edificio. Visto che le VMC sono generalmente dotate a loro volta di uno scambiatore di calore, in estate questo va escluso con la funzione “free-cooling” in modo da sfruttare al massimo l’effetto di raffreddamento dello scambiatore interrato.

Inoltre sono disponibili sul mercato soluzioni miste costituite da pompa di calore con impianto geotermico.

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Andrea Pietro Capuzzi - Ingegnere

Consulente Casa Clima - info@studiocapuzzi.it - studiocapuzzi.it

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