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ALVIN GRASSI: scene di un patrimonio

05/01/2024

La preziosa unicità di un “outsider”. La sua firma si è fatta largo in creazioni top level in tutto il mondo. Design e accenti fashion dialogano in sofisticate armonie che evocano “semplicemente” bellezza.

I suoi sono mondi che combaciano sublimandosi a vicenda. L’interior design e la moda: universi che, da paralleli, vanno a intrecciarsi in infinite combinazioni sfociando in un risultato all’insegna dell’esclusività e del buon gusto. Gli spazi firmati Alvin Grassi diventano linguaggi che si contaminano in uno stile che è assolutamente il “suo”. Oggi è infatti una firma che tocca il top dell’ospitalità contemporanea con creazioni di grande autenticità in tutte le parti del mondo, oltre che spazi privati e showroom sempre di alto livello.

Obiettivo? Affascinare.

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Un prodotto di grande qualità, quindi, concepito per molti ma non per tutti, accessibile ma non in serie. La sua è l’esecuzione di un inedito concetto abitativo ispirato dal filosofo Giorgio Agamben: “È davvero contemporaneo chi non coincide perfettamente col suo tempo né si adegua alle sue pretese ed è perciò in questo senso, inattuale; ma proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il proprio tempo. Una soglia di contaminazioni mid-century, dove sopravvivenze del passato si intrecciano a prefigurazioni di futuro”.

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Alvin Grassi è un perfezionista dell’interior design. Un outsider, un fuoriclasse. Dargli una precisa classificazione è praticamente impossibile. È d’accordo?
“Sì, diciamo che tutto questo è frutto di una carriera, per così dire “strana”, iniziata un po’ per caso. Prima di laurearmi in Architettura ho intrapreso un percorso parallelo un po’ anomalo, nel senso che ho lavorato come deejay in una radio privata. Da bravo romagnolo, ho sempre avuto un rapporto molto spontaneo con il mondo della notte. Successivamente ho iniziato a collaborare con Alberta Ferretti, occupandomi dell’immagine e delle relazioni esterne, ma, rimanendo nel mondo della moda, anche con Liviana Conti. La mia prima opera all’interno di una casa è stato un vero successo e anche un colpo di fortuna, a mio parere: ritrovarmi come designer d’interni su una prestigiosa rivista di settore fu per me infatti una sorpresa. Merito anche del grande maestro Giovanni Gastel, col quale stavo organizzando dei servizi di moda, e che mi diede l’input decisivo. L’alchimia che ho trovato con lui è stata veramente unica”.

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A proposito di speciali alchimie, quella fra moda e design è per lei imprescindibile nelle sue realizzazioni…:
“Sicuramente… Mi chiedono spesso qual è il mio stile ma in realtà non lo so nemmeno io. Il mio stile me lo raccontano gli spazi, la location dove concepisco le mie realizzazioni. Abbiamo realizzato alberghi di nicchia, ognuno dei quali ha raccontato sottovoce lo spirito del luogo per il quale è stato concepito. Sono convinto che ci siano mille modi per fare la cosa giusta e io voglio proporre al cliente quella che credo sia giusta per lui: voglio che il cliente la senta assolutamente sua. Gli ambienti da me concepiti devono essere prima di tutto comodi, accoglienti ed eleganti. Devono dare spazio a molteplici interpretazioni di stile, senza costringere in un ruolo pre-confezionato. Devono infondere benessere e potere.

Considero ogni progetto come una residenza, come il rifugio, uno spazio dove potersi rilassare totalmente all’interno di un ordine, dove forme e colori si fondono armoniosamente; un luogo che influisce sui miei sentimenti e sul mio stato d’animo generando una percezione di quiete interiore. Tutte le strutture residenziali private o ricettive da me concepite riflettono aspetti diversi e distintivi della mia personalità, della mia vita e delle mie priorità del momento che, pur evolvendosi progressivamente col passare del tempo, assumono un carattere originale. Esse riflettono i miei gusti e le mie passioni, il mio codice estetico e il mio profondo bisogno di comodità e funzionalità. Venendo ai progetti recenti, ad esempio, per la casa che stiamo disegnando per Elisabetta Franchi non c’è un vero e proprio percorso creativo. Il palazzo stesso mi ha suggerito come dovevo muovermi”.

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Come avviene l’approccio con il cliente?
“Cerco di entrare subito in grande sintonia. Raccontare uno spazio è una questione di emozione e non esiste un approccio standard. Il primo passo è difficile: da un input iniziale, con le tante ispirazioni che ne nascono, ci si avventura poi nel progetto vero e proprio”.

Quando capisce che un progetto è compiuto, che ha centrato l’obiettivo?
“In realtà non mi sento mai pronto – sorride -. Ripeto, l’importante è instaurare un buon feeling con il cliente con il quale nasce una sorta di fidanzamento. Il vero investimento è il tempo. Per me questo è un must perché la mia persona si mette totalmente a disposizione del proprio interlocutore. Generalmente cerco di infondere molta esclusività in ogni singolo progetto, customizzarlo. Sono particolarmente attratto da ambienti che voglio siano difficili da catalogare. Adoro mescolare gli elementi. Prediligo infatti accostare elementi di recupero con oggetti e dettagli di valore che parlino e si sposino con l’esprit del mio committente. Oggetti portatori ognuno della propria preziosa unicità. Non mi pongo mai dei limiti veri e propri, né target prestabiliti”.

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“Speciale” il suo rapporto con la Cina…
“La cultura cinese è particolarmente affascinata dall’heritage italiano. Molto attento alle nuove tendenze, il cliente cinese non solo apprezza ma sa valorizzare appieno le proposte del nostro Studio”.

Ci sono progetti che sono ancora nel cassetto ai quali vorrebbe dedicarsi?
“Dico sempre che l’ultimo progetto è quello al quale sono più legato, quello che mi ha rapito per così dire l’anima”. Entrando nello specifico sono in cantiere, come detto, alcuni prestigiosi progetti con Elisabetta Franchi: “Stiamo realizzando per lei un’abitazione di grande prestigio nel cuore di Milano e anche portando avanti il nuovo concept delle prossime boutique monomarca”.

Il suo rapporto con il tema “scottante” della sostenibilità?
“Per me sostenibilità significa avvalermi delle maestranze e delle eccellenze del nostro territorio, con particolare attenzione alla scelta di materiali in linea con i più elevati standard qualitativi”.

Quelle di Alvin Grassi sono opere di un creativo puro, di un visionario senza tempo, votato all’audacia e all’innovazione. L’atmosfera che si respira è una miscela informale di cultura, creatività, buon gusto e originalità. Arredi Plastici ispirati al mid-century, lampade, modelli di forma e poi manifesti, libri, oggetti diversi provenienti da altri tempi e da altre culture… “Questo sapore di classico, moderno, d’amore e rispetto per le tradizioni, non perde però mai di vista lo scopo del mio design, cioè progettare oggetti funzionali da produrre su richiesta e per essere adoperati tutti i giorni”.

Ecco il “timeless” del nostro momento. Non l’oggetto in sé, ma la pratica progettuale che c’è dietro. Il pensiero che guida l’azione. Per Alvin Grassi non può esistere il bello senza la semplicità, il che non significa la poca cura del sé, bensì l’esatto contrario…

SCENE DI UN PATRIMONIO, quello stesso patrimonio italiano di buon gusto che ognuno di noi dovrebbe auspicare a far proprio.

alvingrassi.com

Project Director Rita Baiguera
Graphic Designer Cristina Zanacchi

Picture of Stefania Vitale

Stefania Vitale

Caporedattrice

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