Le affascinanti immagini del fotografo di Pietrasanta che colora di nuovo incanto i posti dimenticati.
Nicola Bertellotti, classe 1976, originario di Pietrasanta (Lu), adora fotografare luoghi abbandonati. L’idea è nata da un’autentica folgorazione e altrettanto inaspettato è stato l’amore per la fotografia.
Gli anni tolgono moltissimo, ma restituiscono qualcosa di altrettanto meraviglioso. La sua fotografia ha il compito di sublimare quel qualcosa?
“L’intento è quello di dare l’idea di una dimensione altra, trasferendoci in luoghi fuori dalle mappe, appartenenti ad una geografia per certi versi invisibile. Mi piace citare a tal proposito l’espressione latina Hic sunt Dracones. La storia di questi posti, unita al contatto con la natura e gli inesorabili segni del tempo, fanno sì che si venga catapultati infatti come in una capsula temporale”.
Che sensazione le trasmettono questi ambienti?
“Sicuramente mai inquietudine, ma al contrario un gran senso di pace e comunione con essi. La mia è una logica di assoluto rispetto: quando entro non muovo, anzi non tocco, nulla. Addirittura mi è capitato di passare sotto i cancelli o attraverso un vetro rotto. Ho sempre sentito un legame speciale con queste situazioni: credo che questi luoghi dialoghino con noi, con i ricordi, gli oggetti e gli odori provenienti dal nostro passato. Riproducono in qualche modo la precarietà dell’uomo stesso, la sua innata fragilità”.
Quali accorgimenti adotta nel fotografare?
“Innanzitutto cerco la massima luce, luce naturale intendo, e privilegio una lunga esposizione partendo dal presupposto che si tratta il più delle volte di posti molto scuri. Nelle mie immagini non c’è nulla di artefatto, nessuna manipolazione in stile set, ma adoro al contrario osservare e immortalare gli effetti inevitabili della stratificazione temporale. Mi sono imbattuto purtroppo anche in luoghi oggetto di vere e proprie razzie, ma non è assolutamente il mio caso, anzi scarto a priori situazioni alterate ad hoc”.
Come si muove invece a livello di postproduzione?
“Per me è fondamentale non stravolgere in alcun modo l’atmosfera originale. L’obiettivo è che l’osservatore, trovandosi nel luogo in questione, possa rivivere a pieno quanto raccontato dalla mia foto. Adotto quindi il criterio del cosiddetto intervento invisibile, gestendo un pochino soltanto l’esposizione”.
Pietrasanta ha condizionato la sua ricerca artistica?
“Premettendo che la fotografia qui è sempre stata un po’ la Cenerentola di tutte le arti, direi comunque di sì. La mia sensibilità ha ricevuto un’influenza decisiva, anche inconscia se vogliamo, visto che inizialmente ero un semplice fruitore. Pur girando incessantemente per il mondo, Pietrasanta, tra l’altro, rimane sempre il posto dove il mondo viene da me…”.
Tra i suoi ultimi progetti una mostra alla galleria Sensi Arte di Siena dal tema “Dove va il tempo che passa?” visitabile fino al prossimo 31 maggio…
“Si tratta di una bipersonale con l’artista Roberto Ghezzi, anch’egli artista viaggiatore, che opera sul mash-up fra l’uomo e la natura”.
Per nuovi dialoghi inediti sulla medesima linea d’onda di un tempo ritrovato…
L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.
Ig: nicola_bertellotti
nicolabertellotti.com
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Stefania Vitale
Caporedattrice
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