Il Salone degli Incanti di Trieste ospita le opere visionarie del prestigioso artista statunitense David LaChapelle.
La provocazione si mischia con l’ironia, il reale dialoga col fantastico e il sacro duetta col profano. L’opera di David LaChapelle è un connubio in chiave contemporanea di riflessione e denuncia.
Un ponte irriverente tra ciò che l’attualità mette inesorabilmente in vetrina e quello che scaturisce dall’interpretazione dissacrante fornita dall’artista.
“Un’allegoria del tempo presente” che colpisce e affonda, penetrando nell’immaginario con la forza dirompente dell’arte, innescando messaggi e nuovi spunti.
Il Salone degli Incanti di Trieste ospita fino al 15 agosto la mostra dal tema “David LaChapelleFulmini”, con più di 90 opere realizzate dall’artista statunitense a testimonianza degli ultimi 50 anni di carriera.
L’esposizione, curata dallo Studio David LaChapelle, sotto la direzione artistica di Gianni Mercurio e promossa da Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste, è organizzata da PromoTurismoFVG, in collaborazione con Madeinart.
Due le sezioni nelle quali è orchestrata: la prima ospita la rappresentazione di personaggi del mondo della musica, della moda e della politica, mentre le realizzazioni presenti nella seconda parte mettono in luce il rapporto con l’arte del passato con la natura.
L’indagine di LaChapelle crea squarci nel presente sfidando il senso comune e mettendo in atto, in qualche modo, veri e propri esperimenti sociali.
Le sue immagini surreali, improbabili, ai limiti del bizzarro, stemperano un dissenso che è radicato ma anche in continuo divenire, come un grido d’allarme costellato di splendide pennellate glamour.
L’influenza di Andy Warhol, per il quale ha lavorato, ne ha delineato l’iter artistico, l’anima Pop, in contatto con le star, simboli e idoli di un universo che ha più di un motivo per essere messo in discussione.
È stato poi il confronto con la grandiosità della Cappella Sistina a rivoluzionarne il linguaggio espressivo rendendolo oggi uno degli artisti più influenti e affascinanti del panorama internazionale.
Nella mostra di Trieste, la forza impattante di LaChapelle è accentuata dalla presenza di opere formato extralarge, a spettacolarizzare le conclusioni dell’artista sul destino e la dimensione attuale dell’uomo.
Immagini che cristallizzano l’attimo sublimandolo e accentuandone i tratti, grazie anche al costante utilizzo di colori particolarmente brillanti.
Le scene di LaChapelle evocano la solennità di raffigurazioni bibliche, ipotizzando e simulando finali apocalittici, a voler richiamare contraddizioni e storture dell’attualità, vedi il rovinoso avanzare dell’uomo, in rapporto, anche e soprattutto, con i recenti fenomeni naturali.
Prendendo quindi a prestito gli input della quotidianità, li riversa in allegorie ricercate, costruite ad hoc, ma pur sempre facilmente fruibili, utilizzando simboli e personaggi icona del presente o del recente passato.
Il tema “Fulmini” insinua l’idea di un’azione istantanea, potente, come appunto una scarica energetica.
Malgrado LaChapelle non lesini critiche agli scenari propinati dall’attualità, è ancora evidente nella sua opera l’interesse per il genere umano e le straordinarie capacità di connessione che niente come l’arte è in grado realmente di attivare.
Persiste in lui l’energia proveniente dalla fede, il credo che combatte e vince il materialismo, la certezza della vita dopo la morte.
L’uomo distrugge, a volte persino si autodistrugge, ma tutto sommato rimane in grado di “creare”, stabilire rapporti, innescare nuove scintille e vibranti occasioni di confronto.
Proprio come i “Fulmini” di LaChapelle che si muovono trasversalmente fra realtà e performance, attraversando registri narrativi e conferendo potere al visionario.
Come annunci di catastrofi imminenti mixati ad un sempre vivo anelito di riscatto e rinascita.
Fino al 15 agosto 2023
Stefania Vitale
Caporedattrice
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